Trenk: la partita con Biella ha detto che, senza farsi eccessive illusioni, Reggio Emilia ha posto le basi per costruire il proprio futuro
Proprio così: la partita con Biella ha detto che, senza farsi eccessive
illusioni, Reggio Emilia ha posto le basi per costruire il proprio
futuro. Ed ha trovato un quintetto degno di giocare in serie A. Un
quintetto cesellato durante la settimana che ha preceduto la sfida con
l’Angelico miscelando l’usato sicuro e i legionari di vecchia data. A
questo quintetto è stata affidato il compito di andare a conquistare le
trincee avversarie. Puntando su quattro giocatori (Cinciarini, Taylor,
Antonutti e Brunner) che sono rimasti in campo per più di 30
minuti, realizzando 72 degli 85 punti biancorossi, e che hanno fatto la
differenza. Ed è proprio da lì che ora deve ripartire la squadra
reggiana. Sa di avere a disposizione quattro atleti di alto livello:
bisogna aggiungerne almeno altri tre per diventare realmente competivi.
Chi possono essere? Beh, noi vorremmo tanto che uno fosse Riccardo
Cervi. Il pivot, infortunio a parte, ha tutto per potercela fare: deve
solo metterci un po’ di sana cattiveria e crederci davvero. Poi
speriamo sempre che il tiratore Jeremic ripulisca il mirino (fino ad ora
ha un modestissimo 16,7% al tiro da 3 pari a 2 canestri su 12
tentativi) e riesca a diventare estremamente utile alla causa. Quindi ci
auguriamo che Filloy possa risolvere i suoi problemi fisici e torni lo
straordinario giocatore dell’anno scorso, anche se, ne siamo
consapevoli, tra serie A e LegaDue c’è una discreta differenza. E poi...
Già, e poi c’è il problema-James. Fino ad ora il play statunitense è
stato, in pratica, inesistente. Uno straniero così, per una compagine
come la Trenkwalder, è un lusso. L’impressione è che nelle stanze
biancorosse si stiano accelerando i consulti e le telefonate per cercare
un sostituto. Serve un giocatore vero. Uno che faccia l’americano, per
intenderci. Mica c’è bisogno di un super-fenomeno, per carità. Ci vuole
un atleta che garantisca concretezza e continuità oltre a una dozzina di
punti a domenica. Perché è impensabile, anche se ci piacerebbe tanto,
che Taylor e Antonutti possano realizzare 50 punti a partita. E servono
alternative che, al momento, sono pallide. Il compito che ora spetta a
Menetti, bravo a far risorgere la Trenkwalder puntando sul quintetto
giusto, è quello di allungare la squadra. Di aggiungere, partita dopo
partita, ai «magnifici quattro» altri giocatori che possano ergersi a
protagonisti. Che possano stare in campo rivelandosi utili o,
addirittura, decisivi. Questa è la strada obbligata. E se questi
giocatori non si possono trovare in fondo alla panchina biancorossa,
bisognerà andarli a cercare in qualche altra parte del pianeta basket.
di Daniele Barilli
quotidiano.net
Commenti