La maldestra situazione cui versa la filiera dell’informazione in Italia


Finalmente è arrivata la risposta alla lettera che a fine dicembre Free Lance International Press inviò  al Presidente del consiglio Mario Monti e, per conoscenza,  al ministro della giustizia e del lavoro. Nella lettera si segnalava la maldestra situazione cui versa la filiera dell’informazione in Italia. Pubblichiamo di seguito la lettera e la repliva del Presidente Virgilio Violo.

 L’opera del governo è sottoposta alla vigilanza dei politici, mediante i quali le corporazioni fanno il bello e il cattivo tempo. Dubitiamo, quindi, dell'effettiva opera risanatrice del governo.


(lettera di risposta della dottoressa Elisabetta Olivi, portavoce del Presidente Mario Monti)

Egregio dottor Violo,
la disciplina della professione giornalistica, l’assetto dell’industria editoriale e, in genere, il ruolo dell’intervento pubblico in questi settori costituiscono temi particolarmente importanti perché incidono direttamente sull’effettività dei diritti e dei valori che sono alla base dell’ordinamento democratico, quali la libera manifestazione del pensiero, il diritto di cronaca, il pluralismo delle idee.

Si tratta, quindi, di questioni sulle quali il punto di equilibrio tra i diversi interessi generali implicati varia nel tempo per rispondere alle variegate e mutevoli richieste che provengono dalla stessa società civile. Spesso le istanze meritevoli di considerazione sono tra loro in contrasto: si pensi, solo per fare un esempio, al diritto di cronaca e alla riservatezza.

Il Parlamento non può che essere il primo interprete di queste esigenze e, insieme al supporto tecnico del Governo, deve delineare di volta in volta l’assetto ritenuto storicamente più soddisfacente.

Con riferimento in genere alle professioni regolamentate, il Governo ha intrapreso un’attività di modernizzazione dell’assetto normativo necessaria per liberare le energie vitali del Paese. Il sistema degli ordini non è messo in discussione in quanto tale, ma deve essere sottoposto a una revisione idonea a promuovere il più ampio e libero accesso alle professioni e a garantire un controllo sulla correttezza dei comportamenti dei singoli professionisti nell’interesse dei destinatari dei servizi.

In questo quadro, possono trovare adeguata valutazione le sollecitazioni da Ella rappresentate che costituiscono un contributo di rilievo al dibattito sul futuro della professione giornalistica e in genere della filiera dell’informazione.

Elisabetta Olivi
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( lettera di replica del nostro Presidente Virgilio Violo) 
Virgilio Violo

Cara dottoressa Olivi
La ringraziamo della risposta, apprezziamo molto la sua correttezza ma, democraticamente, dissentiamo dal suo argomentare a nome del governo.

Il pluralismo delle idee deve venire dal basso,  di conseguenza l’editoria deve essere supportata dal consenso dei lettori e non dai finanziamenti di politici asserviti più alla logica di partito che all’effettivo e diretto consenso popolare (cosa che purtroppo ancora oggi permane). Per curare la febbre da cavallo cui è preda la nostra informazione crediamo  non servano pannicelli caldi, bensì rimedi molto più drastici.  Ci dispiace contraddirla, conosciamo bene la funzione che ha la politica nel contemperare l’esigenza dei vari interessi primari, bisogna vedere però di quali interessi si tratta e a quali si voglia dare priorità. Una stampa libera e non asservita potrebbe meglio contemperare questi, anzi: agevolerebbe  di gran lunga l’ingrato compito del governo. Non si va lontano nella modernizzazione accollandosi la zavorra, ci riferiamo agli ordini professionali, dai pochi che ne erano nel dopoguerra, arrivati oramai alla considerevole cifra di quasi trenta. Purtroppo quest’ultima (intendiamo la zavorra) e la politica sono diventate un tutt’uno. Questo è il comune sentire oggi. Per ciò che attiene  la nostra specifica professione,  Le rammento che la   Corte Costituzionale, con sentenza del 10 febbraio 1997 n. 38 ha specificato che, comunque, a prescindere dall'opportunità dell'esistenza di un Ordine professionale dei giornalisti e dall'interesse della collettività al corretto svolgimento dell'importante attività della comunicazione multimediale", la disciplina posta dalla L. 3.2.1963 n. 69 (la legge istitutiva dell’ordine dei giornalisti) "non ha contenuto costituzionalmente vincolato".  
Cara dottoressa,  una stampa non asservita farebbe alla lunga gli interessi degli stessi politici. I rimedi ci sono, si tratta di prendere un po’ più di coraggio e metterli in pratica.

Con stima,

Virgilio Violo


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