LegA2: Trenkwalder Reggio Emilia, il boom di Cervi

Gabriele Gallo
QUANDO UN GIOVANE e promettente cestista vive la sua prima notte di gloria (attendendo, ed è la cosa più difficile, che ne arrivino altre a conferma che non sia fama effimera) viene naturale chiedersi dove sia sbocciato il suo talento. Nel caso di Riccardo Cervi, ventenne pivottone (215cm) della Trenkwalder, messosi in luce nel corso di questo campionato ed autore, domenica scorsa contro la fortissima Enel Brindisi, di una prestazione davvero «monstre», la risposta è semplice: al Basket 2000 di Reggio.
SOTTO LE SAPIENTI cure di due apprezzatissimi coach del vasto microcosmo della pallacanestro giovanile reggiana: Mariella Iotti, tuttora responsabile dell’area tecnica del Basket 2000, e Luciano «Ciga» Giumbini, indimenticato fromboliere delle mitiche Cantine Riunite il quale, prima di dedicarsi alla ristorazione, ha allenato nelle giovanili del sodalizio cittadino. La Iotti ha «svezzato» cestisticamente il giovanissimo Cervi, Giumbini ha iniziato ad affinarne il talento.
«A portarlo da noi - commenta Mariella Iotti, la cui mano di allenatore ha plasmato volti conosciuti del nostro basket come Federico Pugi, Filippo Masoni, Simone Cortesi e, durante la parentesi a Parma, Matteo Bertolazzi - fu Renato Brevini. Riccardo, che fino a quel momento aveva giocato a calcio, da portiere, voleva provare il basket ma, all’epoca, era un ragazzo molto timido e non si attentava a venire da solo. Da un punto di vista tecnico - aggiunge - era davvero ai primi passi, tuttavia, per il fisico che aveva, già lungo e longilineo, era comunque ben coordinato. In più era svelto ad apprendere e si impegnava tantissimo. Non era, insomma, il classico «giandlon» addormentato».
Per quanto fosse ancora acerbo già allora, si parla del 2003, metteva in mostra alcune caratteristiche che, ancora oggi, sono suoi punti di forza. «Era svelto - dice ancora la Iotti - aveva una grande sensibilità nelle mani e mollava giù valanghe di stoppate. Dopo alcuni anni, insieme con Giumbini, che poi prese ad allenarlo, ci siamo resi conto che al Basket 2000 avrebbe potuto crescere fino a un certo punto, così ne parlammo con Andrea Menozzi che lo portò alla Pallacanestro Reggiana». Nonostante le avances, velate, della Virtus Bologna, e costanti, della Fortitudo che, al tempo, era ancora «la Fortitudo», Cervi scelse la «sua» Reggio, prima in prestito poi, è storia recente, a titolo definitivo.
PRIMA DELL’APPRODO in biancorosso è stato Luciano Giumbini a contribuire alla sua crescita tecnica:«Di Riccardo - ricorda il popolare «Ciga» - mi hanno sempre colpito il suo impegno e la sua costanza. Era l’unico della squadra, benchè avesse le tipiche problematiche di tutti gli adolescenti, ad essere sempre presente. Inoltre era motivatissimo ad apprendere. Sono questi, credo, i fattori fondamentali che l’hanno portato a diventare quello che è. Quando ho iniziato ad allenarlo - prosegue - era sui quindici anni ed era già alto oltre 2 metri. Un po’ dinoccolato ma molto mobile, iniziò all’epoca, anche se solo in allenamento, a schiacciare stabilmente. In più - sottolinea Giumbini - dato che era bravo a palleggiare, a volte gli facevo fare pure il play-maker, per la sua crescita tecnica. Da noi poteva fare solo due, raramente tre, allenamenti a settimana. Col passaggio alla Pallacanestro Reggiana ha migliorato in maniera esponenziale i suoi fondamentali».

ilrestodelcarlino

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