Trenkwalder, le favole non esistono

09/11/2009 10:31 - Trenkwalder 69 Fastweb 87
TRENKWALDER: Smith 16 (3/11, 1/2), Kudlacek 2 (1/6, 0/1), Melli 10 (3/5, 0/2), Marigney 12 (4/7, 1/2), Boscagin 13 (4/6, 1/3); Frosini 8 (3/5), Verri 7 (2/2, 0/4), Pugi (0/1 da 3). N.E. Potì e Cervi. All. Ramagli
FASTWEB: Hall 13 (4/8, 1/3), Fantoni 8 (2/5, 1/2), Tagliabue 5 (2/4), Ghiacci 8 (3/8), Jackson 21 (3/6, 3/5); George 10 (2/3, 171), Pierich 5 (1/2, 1/2), Chiotti 10 (3/5), Cournooh 4 (2/2, 0/1), Ferrero 3 (1/1 da 3). All. Crespi
Arbitri: Longhi, Castelluccio, Di Gianbattista
NOTE - Parziali tempi: 17-20, 30-50, 51-71. Tiri liberi: Trenkwalder 20/28, Fastweb 19/24. Usciti per 5 falli: Marigney al 37’29 (65-79), Pugi al 38’06 (67-81). Rimbalzi: 35-33 per la Fastweb. Spettatori 2.500 circa
Daniele Barilli
NO, COSÌ NON si può. Così è troppo. Perché le favole non esistono. I miracoli non esistono. I film americani con il lieto fine esistono, ma solo nelle multisale, mica nei palasport. No, così non si può. Così, è troppo. Non si può pensare e sperare di battere una squadra come Casale, costruita per vincere il campionato e che per 30 minuti gioca al limite della perfezione, quando dall’altra parte della barricata c’è una sorta di armata brancaleone che sta insieme con il filo di ferro. Mica colpa di nessuno, per carità. Ma se giochi con due ragazzini di 18 e 19 anni, con un americano appena sbarcato dall’aereo e con le due ali piene di problemi fisici, beh, diventa difficile pensare di poter vincere partite come queste. Troppa la differenza di valori in campo. Enorme il divario di esperienza, talento e qualità cestistica. Questa Fastweb era troppo, troppo, troppo, troppo, troppo più forte dell’attuale Trenkwalder. Basti pensare che Crespi si è permesso il lusso di partire con George e Pierich dalla panchina e scusate se è poco. E ci dispiace assai che al palasport ieri siano volati i fischi e ci siano stati brusii di disapprovazione nei confronti di Kudlacek. Se non si capisce che è proprio in momenti come questi che ci si deve schierare al fianco della propria squadra e dei propri ragazzini, beh, allora la nostra cultura sportiva è proprio a livelli bassi.
TROPPO FACILE. Un rimprovero, uno solo, alla Trenkwalder di ieri, ci sentiamo di farlo: è andata in campo troppo molle. E’ partita con pochissima intensità. Ha difeso male, a tratti malissimo. Ha subito l’aggressività della Fastweb. Si è consegnata al nemico, per intenderci. E questo non va bene. Per niente. Perché i piemontesi sono volati via subito sul 17-6 e da quel momento hanno potuto giocare con grande serenità. E questo ha permesso alla Fastweb di ingigantire una prestazione comunque buonissima. L’ingresso in campo di Frosini, risvegliava un po’ la disarmata armata biancorossa, che provava a risalire la corrente arrivando fino al meno 3 (17-20). Era, però, l’illusione di un momento.
ENORME. La differenza di valori in campo era enorme. Amplificata dal fatto che la squadra di Crespi, rinchiusasi nella difesa a zona fin dall’inizio, aveva avuto una settimana per preparare la partita sapendo dove colpire e far male ai biancorossi. La Trenkwalder, senza tiratori (0/5 da 3 punti nel primo tempo e 3/15 in tutta la partita), non riusciva ad aprire la scatola avversaria e così anche i pivot Smith e Melli finivano per affondare miseramente nell’area avversaria. Per di più l’applauditissimo Marigney sembrava un pesce fuor d’acqua e Kudlacek dimostrava i limiti della sua inesperienza: in queste condizioni giocarsela alla pari era impossibile. E così la Fastweb riaccendeva il turbo, segnava 30 punti nel secondo quarto e andava al riposo sul più 20 (30-50). Partita morta e sepolta. E il dato in cui si poteva leggere meglio la partita era quello dei tiri: in 20 minuti la Trenkwalder segnava 10 canestri su 27 tentativi pari al 37% di realizzazione, Casale ne insaccava 18 su 29 pari al 62%. Un abisso, per l’appunto.
A FARI SPENTI. Stessa spiaggia, stesso mare. Nella ripresa il copione non cambiava. La Fastweb rallentava un po’ i ritmi, tanto così, e la Trenkwalder navigava sempre tra i 15 e i 20 punti di ritardo. In quelle condizioni non c’erano possibilità di rimonta e si arrivava sotto lo striscione del traguardo per inerzia con la Trenkwalder a fari spenti e qualche fischio ingeneroso che pioveva dagli spalti. Così, però, non si può. (Il Resto del Carlino)

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