La Trenkwalder affronta l'Acea, imbattuta da 5 partite. WEB Radio Cronaca dalle ore 18
Di Nicola Bonafini
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REGGIO (2 Febbraio 2013) - Stop
ai brusii almeno fino al 40'. Occorre la massima unità di intenti, tra
tutte le componenti. Roma, per la Trenkwalder (palla a due domani al
Bigi alle ore 18.15) è un ostacolo veramente alto. Se non si rema tutti
dalla stessa parte si rischia il secondo ko consecutivo in casa.
«La
squadra sta bene, grazie a Dio - dichiara nel consueto incontro coi
giornalisti del sabato, coach Max Menetti -. Abbiamo fatto finalmente
una settimana regolare di lavoro. Antonutti e Brunner sono tornati ai
soliti carichi, e devo dire che qualitativamente siamo rimasti molto
soddisfatti di ciò che abbiamo visto».
«Su
cosa abbiamo lavorato? Sui nostri obiettivi che sono quelli di non
ripetere certi errori visti contro Venezia, provando a trasportarli nel
match con Roma. Rivedendo la gara di domenica, diciamo che nell'arco dei
40' abbiamo commesso 15 errori, veramente gravi, che ci sono costati la
partita. Ora, la gara perfetta non esiste. Ma se da 15, fossimo scesi a
10 errori ecco che magari il match avrebbe potuto prendere una piega
diversa. Fermo restando che Venezia si è confermata un'ottima squadra
che si è presentata a Reggio in forma smagliante. Noi siamo stati
condizionati dal primo quarto, dove non eravamo partiti male, ma ci
siamo disuniti dalla mancanza di precisione. Costruivamo bene, ma non
finalizzavamo. Questo ci ha tolto tensione difensiva e Venezia, come
fanno le grandi squadre, ci ha punito in ogni modo. Però non abbiamo
mollato. Abbiamo carattere, e per ben due volte abbiamo avuto la palla
del pareggio nell'ultimo minuto. Sono segnali che mi tengo molto caro
questi qua».
«La
partita dell'andata a Roma? Fu molto particolare. Perché anche
rivedendola, noi a 4' dalla fine del primo tempo eravamo ampiamente in
partita, col punteggio sul 30-26 se non erro. Poi ci fu la chiave di
volta che fu un contropiede sbagliato da noi e loro, sulla loro
transizione, infilarono una bomba con Datome, e da lì fu un incubo. Fino
a 5' dalla fine, dove abbiamo avuto una reazione d'orgoglio che aveva
un senso solo ed esclusivamente per noi stessi. Ma è anche vero che
prima ci eravamo scollati troppo facilmente. Però è stato un passo
importante per la nostra crescita, perché, va da sè, che, a volte,
bisogna cadere rovinosamente per sollevarsi e fare passi importanti».
«Giochiamo
in casa nostra - analizza il tecnico della Trenkwalder -. Pensando a
Roma mi vengono in mente sfide mitiche. Basti pensare che l'unica volta
in cui è stato squalificato il nostro campo era per il famoso accendino
tirato a Towsend, quando in panchina per noi c'era Dadone (Dado
Lombardi, ndr) e per loro Valerio Bianchini. La verità è che
Reggio si esalta nelle sfide alle grandi piazze del basket italiano.
Quella di domani non fa differenza. Ecco perché chiedo a tutti una forte
unità di intenti. Questi ragazzi vanno sostenuti da inizio alla fine,
poi magari se giocano male è giusto criticarli. Ma bisogna creare un
ambiente che aiuti chi in questo momento è maggiormente in difficoltà. I
brusii che si sono tornati a levare domenica scorsa non fanno bene a
nessuno. Ma soprattutto tolgono sicurezza in chi, magari, in questo
particolare momento ne ha già poca. Per questo rinnovo un appello a
tutti a starci vicino e a spingerci con convinzione. Anche perché, una
cosa mi sento di garantire per tutti i miei ragazzi: l'impegno è sempre
massimale. Il 100% in allenamento e in partita è garantito, che si vinca
o si perda».
«Se
mi aspettavo di trovarmi Roma a pari punti con Siena? Guardate, sapevo
che erano buoni, ma onestamente non credevo così buoni. E allora è
giusto togliersi il cappello davanti alla bontà del lavoro di coach
Calvani, che conosco da una vita e di cui ho la massima stima. Datome è
l'Mvp italiano del campionato, D'Ercole sta facendo un torneo
incredibile. Goss è un "2-1" da grande squadra ed è uno che ha una
solidità e una continuità pazzesca. Poi, ragazzi, diciamolo onestamente,
quando vinci 7 trasferte su 9 e sei in striscia aperta da 5, c'è poco
da dire. Bisogna solo fare i complimenti a chi guida questa squadra, a
chi ha scelto i giocatori e questi ultimi per come si sono amalgamati e
per come si sanno esprimere sul campo».
«E'
meglio affrontarli dopo una vittoria, piuttosto che una sconfitta? -
conclude Menetti - E' una bella domanda. Pippo Marchioro diceva che era
sempre meglio affrontare un avversario dopo una sconfitta e “noi", cioè
la squadra da lui allenata, dopo una vittoria. La situazione per quanto
ci riguarda è esattamente l'opposto. Non lo so… Io dico solo una cosa,
se Roma avesse perso a Cantù, anziché averne vinte 7 su 9 in trasferta,
avrebbe un record di 6 su 9. Cambierebbe qualcosa nelle valutazioni sul
campionato dell'Acea? Non credo proprio. La verità è che per una
“piccola" come noi, cambia zero nell'approccio all'avversario. Bisogna
essere solo consapevoli che sarà durissima e ci vorrà l'impegno da parte
di tutti».
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