Poco concentrata ma determinata. Appannata ma concreta. Non si può raccontare un partita univoca, non si può cercare un motivo per la vittoria ed uno per l’impressionante primo tempo, scialbo e sciagurato come raramente si era visto in questa stagione. E Brindisi, in quel momento, aveva meriti enormi. Brava a gestire il gioco, ad imbastire pick&roll efficacissimi quanto semplici, a trovare l’uomo giusto sul perimetro (chiuderà il tempo con un 7/11 dai 6.75). Ed il secondo parziale non cambia di una virgola dal primo, almeno per i primi 8 minuti di gioco: l’Enel fa girare meravigliosamente la palla e la Trenkwalder subisce, finendo anche al -13 sul 47-60 a due minuti dal termine del terzo parziale.
Li è scattato qualcosa, a livello di testa, a livello di orgoglio, per i reggiani. Affossati da una formazioni brillante e nettamente più forte, ritrovano il piglio della gara e, anche, del campionato, improvvisamente, grazie ad un paio di giocate di un ottimo Antonutti e di un Robinson devastante in quei momenti.
Li è scattato qualcosa, a livello di testa, a livello di orgoglio, per i reggiani. Affossati da una formazioni brillante e nettamente più forte, ritrovano il piglio della gara e, anche, del campionato, improvvisamente, grazie ad un paio di giocate di un ottimo Antonutti e di un Robinson devastante in quei momenti.
UN CAMPIONATO IN UN TEMPO. Ed è proprio li che i padroni di casa risorgono, piazzando un parziale di 14-0 a fine parziale che riapre il discorso. Fino a quel momento coach Bucchi aveva vinto per KO tecnico la sfida nella sfida con Max Menetti, che, come ultimo tentativo per limitare i pugliesi prova la zona. Ed è proprio con l’arma che non t’aspetti che la Trenkwalder inizia a rosicchiare punticino su punticino. Brindisi s’incarta, perde sicurezza e perde una marea di palloni consecutivamente, mentre la banda biancorossa inizia a crederci ed a sperare. Il pubblico (3300 presenze al palazzo, anche grazie ad oltre 500 brindisini spettacolosi) si rinvigorisce dopo parecchi minuti di sconforto e la Trenkwalder conduce l’ultimo parziale con discreta autorevolezza, seppur fallendo una marea di liberi e rimanendo all’asciutta di punti segnati per interminabili minuti, minuti nei quali Brindisi prova a risalire senza, però, mai portarsi oltre le 3 lunghezze di svantaggio. L’ultimo minuto è interminabile, con Robinson ancora mozzo dalla lunetta e con Hunter capace di segnare liberi importanti con la difesa reggiana sovraccarica di falli. E’ Antonutti, stoico nel finale a seguito di una caduta impressionante, di schiena, sul parquet, a recuperare dalla spazzatura i palloni decisivi. Il tutto preceduto da una tripla di peso specifico infinito di Ruini, che aveva portato la Trenkwalde sul +8, 76-68. Il forcing finale degli uomini di Bucchi (tripla di Maestrello ed entrata di Renfroe) non da i frutti sperati, Reggio segna e fa suo anche lo scontro diretto, vincendo di 5 a fronte di una sconfitta, a Brindisi, di 4. Si chiude su 82-77.
BRINDISI PADRONA. La gara si era aperta con una Trenkwalder cattiva al punto giusto e che pareva determinata, ma la cui forza mentale è durata 7 minuti. Brindisi, sotto 9-4, recuperava con giochi semplici ma ottimamente eseguiti, e con la precisione dal perimetro di Callaghan (15 punti nel primo tempo). Reggio trovava poco o nulla da Taylor e da Filloy ma una monumentale prestazione di Cervi, che piazza una doppia-doppia da 13 e 11 con 4 stoppate. Rischia di affondare la reggiana, scende al -10 poi ritrova orgoglio e risale, al -1, sul 32-33, ma non ha la forza per completare la rimonta, facendosi ricacciare indietro dalle giocate nel pitturato di Borovnjak e dalla precisione sul perimetro di Formenti. Menetti prova sia Ruini che Taylor in regia ma non trova risultati soddisfacenti e solo le triple di Frassineti fanno si che la squadra di casi non affondi molto prima rispetto al terzo parziale. Brindisi è squadra quadrata e che sa perfettamente cosa fare in campo, mettendo pressione costante sui due colored reggiani, in modo da togliere loro la palla dalle mani, situazioni che, ormai è noto, è quella che genera le situazioni più pericolose per gli avversari. I giochi della Trenkwalder iniziano una decina di secondi dopo rispetto ai 24”, proprio per la pressione esercitata in fase di entrata del gioco. Il terzo quarto è di stampo pugliese per 8 minuti, come detto, poi qualcosa scatta in testa ai reggiani. Qualcosa che potrebbe rivelarsi importante e di peso specifico enorme, quasi un campionato.
Alla luce della sconfitta di Scafati e della vittoria di Pistoia, la formazione reggiana riconquista la testa della classifica, grazie alla classifica avulsa, mentre l’Enel perde partita e scontro diretto, aspetto che, in un campionato cosi equilibrato, potrebbe rivelarsi decisivo in primavera inoltrata. Sul campo, ad onor del vero, la formazione di Bucchi è parsa molto più squadra e molto più quadrata, ma nel momento nella quale i biancorossi hanno capito di dover porre un freno al gioco nel pitturato degli ospiti, hanno perso fiducia e consapevolezza, ritrovandolo nell’ultimo parziale, quando però, ormai, era troppo tardi.
Alessandro Caraffi
Trenkwalder Reggio Emilia- Enel Brindisi 82-77
Parziali 24-26; 40-45; 61-60; 82-77
Progressione 24-26; 16-19; 21-15; 21-17
Il tabellino
MVP – Michele Antonutti, Riccardo Cervi e Donatas Slanina: i big-three. Scherzi a parte e senza voler scomodare nessuno, il primo è il vero valore aggiunto della formazione biancorossa, con rimbalzi fondamentali nel finale e canestri ancor più importanti precedentemente. Il centro ormai è una certezza e se inizia a giocare 30 minuti con questa concretezza tanti saluti a tutti. Il lituano, però, è colui che con 3 giocate difensive ed una tripla, spacca la gara e la incanala sui binari reggiani. Andando a leggere il suo tabellino sembrerebbe una partita scialba, invece, per chi ha potuto assistervi, è stata mostruosamente concreta ed intelligente.
WVP – Donell Taylor – Confuso e nervoso, accentratore e guastatore di fluidità, l’USA reggiano soffre la tremenda difesa pugliese e va fuori giri, bloccando la circolazione di palla dei biancorossi e risultando più dannoso che utile. “Pinato” nel quarto finale, e guarda caso
di Alessandro Caraffi - all-around.net
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