Trenkwalder Reggio Emilia - Prima Veroli 91-102
Sogno finito. Viaggio interrotto, cala il sipario sulla stagione biancorossa ma alla fine sapete cosa vi diciamo? Che ci va bene anche così. Ci va bene perché è già stato detto e ridetto che essere arrivati qui non si poteva neanche immaginare a settembre, ci va bene perché se guardiamo i roster delle squadre che sono qui ci chiediamo cosa centriamo noi.
CI va bene così perché abbiamo sofferto e sognato assieme ad una squadra vera, a dei ragazzi che hanno dato tutto quanto potevano anzi, forse anche qualcosa in più. Passa la Prima Veroli, squadra costruita per vincere ma che, rimaniamo della nostra opinione, non ci ha mai impressionato in queste 3 gare. Pieno merito, ci mancherebbe, e non ci sembra il caso nemmeno di star qui ad analizzare queste tre gare sotto il punto di vista arbitrale seppur parso mai all’altezza. I frusinati vincono la serie e si meritano la finale. Reggio esce, a testa altissima con l’abbraccio finale del proprio pubblico.
TIRO AL BERSAGLIO. La gara nasce sotto una cattiva stella per i reggiani e lo si nota subito. Veroli colpisce a ripetizione, senza pietà e senza la minima imprecisione. Reggio è spaesata, confusa ed evidentemente a corto di energie metali. Dopo 5 minuti il punteggio recita 9-22, terrificante. Non si ferma qui però la squadra di Cancellieri, con Gatto in versione All-Star e con una manovra sempre fluida e cinica che trova sbocco in percentuali dall’arco al limite della perfezione. Reggio ha qualcosa da Boscagin e da Kieza, vero fattore per la prima volta nella sua avventura reggiana, ma è poca roba. 18-34 il primo quarto. Ma il carattere reggiano riemerge dalle proprie ceneri e pian piano i biancorossi rosicchiano qualche punticino, difendendo meglio e costringendo gli ospiti a forzature. Il tempo si chiude con la tripla di un Hite non in forma a causa della febbre dei giorni scorsi che fissa il parziale sul 45-50, assolutamente insperato per come si era messa la gara.
PIETRA TOMBALE. Reggio rientra con l’intensità giusta dagli spogliatoi. Il canestro del -3 di Boscagin riscalda i cuori dei presenti al PalaBigi. Ma c’è poco tempo per cullare il sogno: canestro di Nissim e scellerata rimessa di un Jamar Smith al limite della decenza con tripla di Rosselli, Veroli riscappa via e da qui non si volerà mai più indietro, complice qualche palla persa ed un tecnico assestato per proteste a capitan Boscagin. Dal possibile -1 al -18, 54-72 in una manciata di minuti. Ora i biancorossi hanno le facce di chi non ci crede più, le fischiate arbitrali al limite non fanno altro che far calare ulteriormente la “garra” nei ragazzi di Ramagli. Veroli chiude il quarto a +20 e gestisce il vantaggio, con qualche normale oscillazione, sino al 38’ quando una tripla di Fultz e una ritrovata intensità difensiva danno la possibilità ai reggiani di arrivare al -8. Ma il fallo di Hite tentando la rubata a metà campo sanzionato dai fischietti ed assolutamente discutibile non fa altro che scatenare il putiferio tra gli spalti e piazzare la pietra tombale su gara e serie, si chiude 91-102 per i laziali.
Il pubblico di casa tributa un doveroso e meritatissimo applauso alla Trenkwalder per quello che è stato un campionato trionfale rispetto a quelle che erano le aspettative. Veroli festeggia la storia finale contro la vincente tre Sassari e Casale Monferrato. Grazie ai giocatori, a coach Ramagli ed alla passione gettata in campo da settembre sin qui. Di più forse non si poteva davvero fare ma a noi va davvero bene così.
PAGELLE
Trenkwalder Reggio Emilia: Verri ng, Smith 4, Hite 6.5, Boscagin 7, Fultz 7, Frosini 6.5, Ibarra 5.5, Pugi 6, Kieza 6.5, Campani ne
Prima Veroli: Draper 6, Rossi 5.5, Gatto 8, Simeoli 6, Rosselli 7, Plumari ne, Nissim 7.5, Gigena 5, Foiera 5.5, Fall ne, Hines 6
MVP
Ivan Gatto: 22 punti con 4/5 dall’arco, punti fondamentali nel primo tempo, poi amministra e si dedica al lavoro sporco, riuscendo peraltro perfettamente nel compito. È l’artefice dell’avvio a testa bassa con il quale Veroli di fatto vince la gara. Citazione d’obbligo per Afik Nissim, capace di colpire con costanza e dare i ritmi giusti ad un attacco comunque perfettamente oliato.
Sogno finito. Viaggio interrotto, cala il sipario sulla stagione biancorossa ma alla fine sapete cosa vi diciamo? Che ci va bene anche così. Ci va bene perché è già stato detto e ridetto che essere arrivati qui non si poteva neanche immaginare a settembre, ci va bene perché se guardiamo i roster delle squadre che sono qui ci chiediamo cosa centriamo noi.
CI va bene così perché abbiamo sofferto e sognato assieme ad una squadra vera, a dei ragazzi che hanno dato tutto quanto potevano anzi, forse anche qualcosa in più. Passa la Prima Veroli, squadra costruita per vincere ma che, rimaniamo della nostra opinione, non ci ha mai impressionato in queste 3 gare. Pieno merito, ci mancherebbe, e non ci sembra il caso nemmeno di star qui ad analizzare queste tre gare sotto il punto di vista arbitrale seppur parso mai all’altezza. I frusinati vincono la serie e si meritano la finale. Reggio esce, a testa altissima con l’abbraccio finale del proprio pubblico.
TIRO AL BERSAGLIO. La gara nasce sotto una cattiva stella per i reggiani e lo si nota subito. Veroli colpisce a ripetizione, senza pietà e senza la minima imprecisione. Reggio è spaesata, confusa ed evidentemente a corto di energie metali. Dopo 5 minuti il punteggio recita 9-22, terrificante. Non si ferma qui però la squadra di Cancellieri, con Gatto in versione All-Star e con una manovra sempre fluida e cinica che trova sbocco in percentuali dall’arco al limite della perfezione. Reggio ha qualcosa da Boscagin e da Kieza, vero fattore per la prima volta nella sua avventura reggiana, ma è poca roba. 18-34 il primo quarto. Ma il carattere reggiano riemerge dalle proprie ceneri e pian piano i biancorossi rosicchiano qualche punticino, difendendo meglio e costringendo gli ospiti a forzature. Il tempo si chiude con la tripla di un Hite non in forma a causa della febbre dei giorni scorsi che fissa il parziale sul 45-50, assolutamente insperato per come si era messa la gara.
PIETRA TOMBALE. Reggio rientra con l’intensità giusta dagli spogliatoi. Il canestro del -3 di Boscagin riscalda i cuori dei presenti al PalaBigi. Ma c’è poco tempo per cullare il sogno: canestro di Nissim e scellerata rimessa di un Jamar Smith al limite della decenza con tripla di Rosselli, Veroli riscappa via e da qui non si volerà mai più indietro, complice qualche palla persa ed un tecnico assestato per proteste a capitan Boscagin. Dal possibile -1 al -18, 54-72 in una manciata di minuti. Ora i biancorossi hanno le facce di chi non ci crede più, le fischiate arbitrali al limite non fanno altro che far calare ulteriormente la “garra” nei ragazzi di Ramagli. Veroli chiude il quarto a +20 e gestisce il vantaggio, con qualche normale oscillazione, sino al 38’ quando una tripla di Fultz e una ritrovata intensità difensiva danno la possibilità ai reggiani di arrivare al -8. Ma il fallo di Hite tentando la rubata a metà campo sanzionato dai fischietti ed assolutamente discutibile non fa altro che scatenare il putiferio tra gli spalti e piazzare la pietra tombale su gara e serie, si chiude 91-102 per i laziali.
Il pubblico di casa tributa un doveroso e meritatissimo applauso alla Trenkwalder per quello che è stato un campionato trionfale rispetto a quelle che erano le aspettative. Veroli festeggia la storia finale contro la vincente tre Sassari e Casale Monferrato. Grazie ai giocatori, a coach Ramagli ed alla passione gettata in campo da settembre sin qui. Di più forse non si poteva davvero fare ma a noi va davvero bene così.
PAGELLE
Trenkwalder Reggio Emilia: Verri ng, Smith 4, Hite 6.5, Boscagin 7, Fultz 7, Frosini 6.5, Ibarra 5.5, Pugi 6, Kieza 6.5, Campani ne
Prima Veroli: Draper 6, Rossi 5.5, Gatto 8, Simeoli 6, Rosselli 7, Plumari ne, Nissim 7.5, Gigena 5, Foiera 5.5, Fall ne, Hines 6
MVP
Ivan Gatto: 22 punti con 4/5 dall’arco, punti fondamentali nel primo tempo, poi amministra e si dedica al lavoro sporco, riuscendo peraltro perfettamente nel compito. È l’artefice dell’avvio a testa bassa con il quale Veroli di fatto vince la gara. Citazione d’obbligo per Afik Nissim, capace di colpire con costanza e dare i ritmi giusti ad un attacco comunque perfettamente oliato.
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