La Trenkwalder inizia un terribile ciclo di ferro
LUNGA e difficile. Piena di pericoli. Roba da Indiana Jones o giù di lì. Sole cocente in testa, vento e sabbia in faccia. Via, si va. Senza paura. Parte, la Trenkwalder. Parte oggi alle 18,15 (la prevendita sarà questa mattina dalle 11 alle 12 ai botteghini del palasport) e arriverà a destinazione tra 20 giorni. Parte, la Trenkwalder. Portando con sè, sogni e speranze, dubbi e timori. Parte e va. Inizia la lunga e difficile traversata del deserto biancorosso. Da oggi al 13 dicembre la compagine reggiana affronterà 6 gare ospitando, in via Guasco, Venezia, Rimini e Pistoia e andando a cercare gloria sui campi di Casalpusterlengo, Brindisi e Sassari. Un programma da far tremare le vene ai polsi. E da farsi venire i capelli bianchi in testa.
LA VERITA’. In tre settimane la squadra di Ramagli affronterà, in pratica, tutto quello che di meglio può offrire al momento la LegaDue. Dovendo fare i conti con infortuni, problemi di crescita, identità nuove da cercare e costruire. Niente male, insomma. Certo è che in questa traversata del deserto, lunga e difficile, la Trenkwalder scoprirà meglio la propria anima. E quando arriverà a destinazione, saprà fin dove si potrà spingere in questa stagione. E noi avremo le idee più chiare su ciò che potremo chiedere ai biancorossi. Ci renderemo conto, insomma, se alla fine del deserto, ci sarà un giocattolo pronto a farci divertire o una squadra con le ossa a pezzi da sostenere e provare a rimettere insieme.
LA REGINA. La traversata del deserto inizia con Venezia. La regina estiva del mercato sta faticando ad ingranare e a Reggio arriverà priva dell’ex play biancorosso Kiwane Garris, un giocatore che noi prenderemmo sempre nella nostra squadra, a cui è stata confermata la squalifica. Oltre a lui l’Umana ha altri tre atleti non al meglio della condizione (Janicenoks, Davis e Cusin). In più è in forte dubbio la presenza di Rombaldoni alle prese con problemi ad un piede. In queste condizioni, è logico, l’ostacolo proposto dai veneti, è meno alto di quello che si sarebbe potuto temere e immaginare. E, proprio per questo, la Trenkwalder, mai come oggi, dovrà fare di tutto e di più per portare a casa due punticini che le darebbero cibo, acqua e ossigeno vitale per non perdersi in mezzo al deserto che l’attende.
DUBBI E SPERANZE. Si fa presto a dire: 1-1 e palla al centro. Già, perché, in teoria, oggi Reggio e Venezia partirebbero con handicap simili, tanti guai fisici e senza il regista titolare. C’è, però, una leggerissima differenza: perché una squadra, quella dell’ex biancorosso Dell’Agnello, è stata costruita senza badare a spese. E’ nata per vincere. Per lottare al vertice. Garris a parte, ha due esterni come Janicenoks e Davis che garantiscono oltre 30 punti a partita, e ha un pacchetto di lunghi in cui tra Di Giuliomaria, Allegretti e Rinaldi c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’altra squadra, la Trenkwalder, al contrario, è nata per lottare. E per far crescere i suoi giovani. Costruita al risparmio, senza Fultz e Slanina è diventata una squadra prevedibile e con pochi punti nelle mani, tanto che i biancorossi ora sono il peggior attacco del campionato. In questa ottica è presumibile che Dell’Agnello, imitando Crespi, punti molto e con convinzione sulla difesa a zona per frenare Smith e Melli, vere armi offensive rimaste nelle mani di Ramagli, sapendo di non rischiare più di tanto nel tiro da 3 punti. Però...
ALLA RISCOSSA. Però, la compagine biancorossa ha avuto 15 giorni di tempo per prepararsi, sistemarsi e ritrovare qualche equilibrio. E, allora, non è detto che il piano tattico, per Venezia, possa essere così semplice. E’ chiaro che l’assenza di Garris aiuterà un pochino Kudlacek, per il quale ci permettiamo, sommessamente, di chiedere sostegno e appoggio incondizionato da parte di tutti. E poi c’è un Paul Marigney con 15 giorni di allenamenti in più nelle gambe. Ramagli ha detto che non può essere lui a fare pentole e coperchi: giusto, giustissimo. Però se Marigney mettesse insieme una gara concreta e piena di energia, come sa fare lui, e sulle sue tracce si incamminassero Boscagin, Pugi e magari pure Verri, beh, allora tutto il volto della partita potrebbe davvero cambiare. Si vedrà. Nel frattempo preparatevi: portate borracce, acqua e cibo. Inizia la traversata del deserto
Daniele Barilli- Il Resto del Carlino 22/11/2009LA VERITA’. In tre settimane la squadra di Ramagli affronterà, in pratica, tutto quello che di meglio può offrire al momento la LegaDue. Dovendo fare i conti con infortuni, problemi di crescita, identità nuove da cercare e costruire. Niente male, insomma. Certo è che in questa traversata del deserto, lunga e difficile, la Trenkwalder scoprirà meglio la propria anima. E quando arriverà a destinazione, saprà fin dove si potrà spingere in questa stagione. E noi avremo le idee più chiare su ciò che potremo chiedere ai biancorossi. Ci renderemo conto, insomma, se alla fine del deserto, ci sarà un giocattolo pronto a farci divertire o una squadra con le ossa a pezzi da sostenere e provare a rimettere insieme.
LA REGINA. La traversata del deserto inizia con Venezia. La regina estiva del mercato sta faticando ad ingranare e a Reggio arriverà priva dell’ex play biancorosso Kiwane Garris, un giocatore che noi prenderemmo sempre nella nostra squadra, a cui è stata confermata la squalifica. Oltre a lui l’Umana ha altri tre atleti non al meglio della condizione (Janicenoks, Davis e Cusin). In più è in forte dubbio la presenza di Rombaldoni alle prese con problemi ad un piede. In queste condizioni, è logico, l’ostacolo proposto dai veneti, è meno alto di quello che si sarebbe potuto temere e immaginare. E, proprio per questo, la Trenkwalder, mai come oggi, dovrà fare di tutto e di più per portare a casa due punticini che le darebbero cibo, acqua e ossigeno vitale per non perdersi in mezzo al deserto che l’attende.
DUBBI E SPERANZE. Si fa presto a dire: 1-1 e palla al centro. Già, perché, in teoria, oggi Reggio e Venezia partirebbero con handicap simili, tanti guai fisici e senza il regista titolare. C’è, però, una leggerissima differenza: perché una squadra, quella dell’ex biancorosso Dell’Agnello, è stata costruita senza badare a spese. E’ nata per vincere. Per lottare al vertice. Garris a parte, ha due esterni come Janicenoks e Davis che garantiscono oltre 30 punti a partita, e ha un pacchetto di lunghi in cui tra Di Giuliomaria, Allegretti e Rinaldi c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’altra squadra, la Trenkwalder, al contrario, è nata per lottare. E per far crescere i suoi giovani. Costruita al risparmio, senza Fultz e Slanina è diventata una squadra prevedibile e con pochi punti nelle mani, tanto che i biancorossi ora sono il peggior attacco del campionato. In questa ottica è presumibile che Dell’Agnello, imitando Crespi, punti molto e con convinzione sulla difesa a zona per frenare Smith e Melli, vere armi offensive rimaste nelle mani di Ramagli, sapendo di non rischiare più di tanto nel tiro da 3 punti. Però...
ALLA RISCOSSA. Però, la compagine biancorossa ha avuto 15 giorni di tempo per prepararsi, sistemarsi e ritrovare qualche equilibrio. E, allora, non è detto che il piano tattico, per Venezia, possa essere così semplice. E’ chiaro che l’assenza di Garris aiuterà un pochino Kudlacek, per il quale ci permettiamo, sommessamente, di chiedere sostegno e appoggio incondizionato da parte di tutti. E poi c’è un Paul Marigney con 15 giorni di allenamenti in più nelle gambe. Ramagli ha detto che non può essere lui a fare pentole e coperchi: giusto, giustissimo. Però se Marigney mettesse insieme una gara concreta e piena di energia, come sa fare lui, e sulle sue tracce si incamminassero Boscagin, Pugi e magari pure Verri, beh, allora tutto il volto della partita potrebbe davvero cambiare. Si vedrà. Nel frattempo preparatevi: portate borracce, acqua e cibo. Inizia la traversata del deserto
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