Trenkwalder, Ramagli all'attacco
NIENTE PAURA. E niente alibi. E niente ansie. E, possibilmente, niente fischi. La Trenkwalder si infila nel labirinto più complicato della sua stagione, ma Alessandro Ramagli non vuole scuse o giustificazioni. Chiede di trasformare la paura in gioia. Chiama a raccolta il pubblico. Lo invita ad entrare al palasport con il sorriso sulle labbra. E lancia messaggi chiari e forti. Fortissimi.
«Io credo - spiega il coach alla fine di una lunga chiacchierata a 360 gradi sul futuro biancorosso - che al palasport debba venire chi si diverte. Chi non si diverte, è meglio che stia a casa. Poi, è logico, se giochiamo una partita da fare schifo è giusto che ce lo facciano sapere. Anche se...».
Anche se...?
«Anche se c’è una cosa che deve essere chiara: questa squadra non è stata costruita per vincere il campionato e qualche sconfitta ci può stare. E se qualcuno, mentre giochiamo, viene dietro la panchina a urlare o insultare, significa che non ha capito tante cose. A tutti piace vincere. E noi ci proviamo e ci proveremo in tutti i modi, ma non è possibile vincere sempre. Poi se c’è chi fischia Kudlacek, pazienza: Jakub riesce a fregarsene di queste cose...».
Messaggio numero uno, forte e chiaro. Poi arriva il messaggio numero due, altrettanto forte e chiaro, per i giocatori.
«Cosa dite? Che nel giro di 15 giorni affronteremo le tre squadre più forti del campionato (Venezia, Rimini e Brindisi ndr)? Sì, è vero, ma non voglio alibi, non voglio scuse e non voglio giustificazioni. Le tensioni devono regalarci pensieri positivi. Non dobbiamo pensare: oddio, arriva Venezia, ma l’esatto contrario. Arriva Venezia e sarà bellissimo sfidarla e, magari, batterla. Trasformiamo le ansie, nel gusto della sfida, insomma».
Niente paure, insomma...
«No, guardate - continua Ramagli - si possono temere le malattie o eventi gravi, ma mica si può avere paura di una partita di basket. Pensate che piacere ci può essere nell’andare in campo provando a battere una squadra più forte di te. Forse la più forte di tutte. E’ una cosa bella, mica da temere, che diamine...».
Niente paure e niente alibi, quindi, malgrado le assenze di Fultz e Slanina, giusto?
«Io sono tranquillo. Chi si strappa i capelli davanti a queste situazioni, non capisce niente di sport. Questi problemi capitano e bisogna solo lavorare per ritrovare in fretta un’identità di squadra. Chi si abbatte è destinato a fallire». (di Daniele Barilli - Il Resto del Carlino)
«Io credo - spiega il coach alla fine di una lunga chiacchierata a 360 gradi sul futuro biancorosso - che al palasport debba venire chi si diverte. Chi non si diverte, è meglio che stia a casa. Poi, è logico, se giochiamo una partita da fare schifo è giusto che ce lo facciano sapere. Anche se...».
Anche se...?
«Anche se c’è una cosa che deve essere chiara: questa squadra non è stata costruita per vincere il campionato e qualche sconfitta ci può stare. E se qualcuno, mentre giochiamo, viene dietro la panchina a urlare o insultare, significa che non ha capito tante cose. A tutti piace vincere. E noi ci proviamo e ci proveremo in tutti i modi, ma non è possibile vincere sempre. Poi se c’è chi fischia Kudlacek, pazienza: Jakub riesce a fregarsene di queste cose...».
Messaggio numero uno, forte e chiaro. Poi arriva il messaggio numero due, altrettanto forte e chiaro, per i giocatori.
«Cosa dite? Che nel giro di 15 giorni affronteremo le tre squadre più forti del campionato (Venezia, Rimini e Brindisi ndr)? Sì, è vero, ma non voglio alibi, non voglio scuse e non voglio giustificazioni. Le tensioni devono regalarci pensieri positivi. Non dobbiamo pensare: oddio, arriva Venezia, ma l’esatto contrario. Arriva Venezia e sarà bellissimo sfidarla e, magari, batterla. Trasformiamo le ansie, nel gusto della sfida, insomma».
Niente paure, insomma...
«No, guardate - continua Ramagli - si possono temere le malattie o eventi gravi, ma mica si può avere paura di una partita di basket. Pensate che piacere ci può essere nell’andare in campo provando a battere una squadra più forte di te. Forse la più forte di tutte. E’ una cosa bella, mica da temere, che diamine...».
Niente paure e niente alibi, quindi, malgrado le assenze di Fultz e Slanina, giusto?
«Io sono tranquillo. Chi si strappa i capelli davanti a queste situazioni, non capisce niente di sport. Questi problemi capitano e bisogna solo lavorare per ritrovare in fretta un’identità di squadra. Chi si abbatte è destinato a fallire». (di Daniele Barilli - Il Resto del Carlino)
Commenti