Trenkwalder Pallaccanestro Reggiana: «Serie A alla portata di Melli e soci»
25/02/2010 09:52 (La Gazzetta di Reggio)
- REGGIO. «La Trenkwalder mi ha decisamente sorpreso. Non mi sarei aspettato di vederla in lotta per la serie A. Facile immaginare quanto ciò mi renda felice e mi auguro che il prossimo anno ci sia un derby con la società che guido». Sandro Crovetti, general manager del Ferrara, è reggianissimo e parla volentieri della squadra che rappresenta la sua città. «Non che pensassi ad un team di basso livello, ma non credevo potesse aspirare alla promozione». Crovetti, che ha appena ricevuto il prestigioso Premio Reverberi, adesso è convinto che la Trenkwalder possa fare l’impresa: «Il salto di categoria potrebbe invece arrivare sia in maniera diretta che attraverso i play off. Questa sqyadra ha la possibilità alla sua portata ed è giusto crederci. Se poi non vi riuscisse, beh, non sarebbe un dramma». Il segreto di una stagione così brillante? «Penso ci sia più di una ragione. Intanto è stato creato un giusto mix di slancio giovanile e di esperienza, di atletismo e intelligenza tattica. Dalla Salda e Ramagli sono poi riusciti a far combinare lo slancio dei giovani con l’esperienza degli anziani. L’allenatore ha dosato le gerarchie dello spogliatoio e il gruppo è assolutamente compatto». Pensa che la pressione possa farsi sentire? «Non ce n’è. Proprio l’assenza di assilli, essendo la società partita con obiettivi a medio-lungo termine, fa sì che nessuno pretenda traguardi impossibili. Con calma e misura ci si è avvicinati ad un risultato che, ribadisco, ad inizio torneo non credevo possibile». La convinzione che la Trenkwalder ha maturato è merito di qualche giocatore in particolare? «E’ la somma dei meriti di tanti. Alludo alla bravura di Fultz ed alla competenza di Frosini che in fatto di promozioni la sa davvero lunga. Si aggiunga il fatto che Marigney ha raggiunto la piena maturità e sta esprimendosi ad altissimo livello mentre non si può certo negare la bravura di Smith. Ecco perchè si vincono partite «impossibili», punto per punto, lottando sino alla fine». E i giovani? «Uno per tutti Melli. E’ un’autentica promessa che ha bruciato le tappe ed ha raggiunto un livello straordinario. Non mi sembra l’uomo-partita ma il giocatore che sa amalgamarsi perfettamente con gli altri. Bisogna lasciarlo giocare senza pretendere troppo. E’ maturo, lui sa quel che deve fare». Cosa rappresenta il premio che le è stato consegnato al Bianello? «I premi alla carriera si ricevono, di solito, alla fine della corsa. Mettere invece il mio nome accanto ad un manipolo di grandi personaggi del basket a soli 51 anni mi lusinga e mi esalta. Ancora più bello è averlo ricevuto a due passi da Montecavolo dove è nata mia madre e ho vissuto la mia giovinezza. Qui è inoltre iniziata la mia carriera, con radio, tv, giornali, allievo di «maestri» come Rinaldini e Guidetti. Poi l’avventura nella pallacanestro con Prandi, quindi a Bologna con Torelli, Napoli con Lubrano e ora Ferrara. Sono orgoglioso di quel premio».
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