Trenkwalder RE - Miro Radici F. Vigevano 85-60

- Il Resto del Carlino -

26/04/2010 10:48 - LA RABBIA. E l’orgoglio. E il cuore. E la tecnica. E di tutto. Pure di più. Risorge, la Trenkwalder. Rinasce dalle proprie ceneri quando meno te l’aspetti. Riapre le ali che temevamo non ci fossero più. Riaccende i motori che pensavamo fossero privi di benzina. Tira fuori tutta la rabbia, l’orgoglio e il cuore di cui dispone. Ritrova giocatori come Fultz e Frosini che da oltre un mese viaggiavano ai margini del parquet. Chiude qualcuna delle enormi falle che si erano aperte nello scafo biancoprosso e gioca una partita quasi perfetta. Una gara da incorniciare. E davanti alla quale non si può fare altro che levarsi il cappello, alzarsi in piedi ed applaudire.
E NON VENITECI a raccontare che battere una squadra come Vigevano, che ha fatto a cazzotti con il canestro per tutti i 40 minuti, era un’impresa semplice. Che non ci voleva una squadra di fenomeni per superare una compagine del genere. No, pensare, dire e scrivere una cosa del genere sarebbe ingiusto e ingeneroso nei confronti degli atleti biancorossi. Come pensare che abbia inciso, su questa prestazione, il blocco degli stipendi. Sarebbe ridicolo. In realtà se quella che si temeva potesse diventare una Waterloo, si è trasformato in un trionfo, è solo ed esclusivamente merito della Trenkwalder. I ragazzi di Ramagli, infatti, sono scesi in campo con la bava alla bocca, sono saliti sulle schiene dei lombardi e li hanno schiacciati. Li hanno tolti dalla partita. Hanno impedito agli ospiti di ragionare e di fare il loro gioco.
SONO bastati meno di 5 minuti per tramortire e affondare la Miro Radici. Reggio è schizzata fuori dai blocchi di partenza con rabbia e voglia di distruggere il mondo intero. E ha spazzato via tutto quello che si è trovata davanti volando sul 16-2 in 4 minuti e salendo al più 18 (29-11) alla fine del primo quarto. Dieci minuti quasi perfetti, quelli dei reggiani, con 4/5 da 3 punti e il 71% di realizzazione al tiro contro il 33% degli avversari. Dieci minuti assolutamente impeccabili anche in fase difensiva dove Vigevano si è ritrovata imprigionata e non è mai riuscita a liberarsi. E così, presa in mano la partita, la Trenkwalder è stata brava a non mollarla più. A continuare a ringhiare sugli avversari (solo 20 punti nei primi 20 minuti del match), a non allenatare la pressione. Ad affondare il pallone nel canestro avversario andando al riposo addirittura sul più 29 (49-20). Qualche demerito dei lombardi, in tutto questo, ovviamente c’è, ma ci sono, soprattutto, tanti meriti biancorossi. Con i reggiani, presi per mano da un Fultz che ha fatto la differenza su entrambi i lati del campo mentre Frosini ha oscurato la vallata, con le sue lunghe braccia, soprattutto in fase difensiva.
A QUEL punto la partita era virtualmente conclusa. L’unico timore era che la benzina potesse finire. E che Vigevano, perso per perso, le provasse tutte per rientrare. In realtà l’unica, piccola, reazione ospite si concretizzava con un mini-break di 8-0 che lasciava però la Miro Radici sempre sotto il muro dei 20 punti. Un muro che i lombardi avrebbero poi infranto nel finale di partita, a giochi ormai abbondantemente compiuti, con un altro parziale di 13-2 (69-52): tutto inutile, però, con la Trenkwalder che tornava ad accelerare e chiudeva di prepotenza.
ORA, COSÌ, a 40 minuti dalla fine della regular-season la compagine reggiana è risalita al 2° posto in coabitazione con Sassari, Veroli e Casale Monferrato. Un 2° posto che i biancorossi dovranno difendere domenica prossima nello scontro diretto sul parquet di Veroli. In caso di, difficile, successo la Trenkwalder sarebbe praticamente certa di un 2° posto che nei play-off sarebbe preziosissimo, regalando sempre il vantaggio del fattore campo. In caso di sconfitta, invece, potrebbe arrivare una beffa grande così con il 6° posto finale. E significherebbe non poter giocare mai lo «spareggio» tra le mura di casa. Ebbene sì: ci vuole un’altra impresa. Ci vogliono ancora rabbia e orgoglio.
Daniele Barilli

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