il finale di campionato che attende la Trenkwalder (sabato a Barcellona con la Sigma, venerdì 6 al Palabigi con Veroli) è probabilmente il più difficile degli ultimi trent’anni di storia biancorossa

- Il Resto del Carlino -

28/04/2011 08:45 - Gabriele Gallo

LA VOCE del patron, la voce della passione, della fiducia, del crederci sempre e comunque. Già, perché il finale di campionato che attende la Trenkwalder (sabato a Barcellona con la Sigma, venerdì 6 al Palabigi con Veroli) è probabilmente il più difficile degli ultimi trent’anni di storia biancorossa.
Si rischia la retrocessione tra i dilettanti, e anche un doppio successo contro i messinesi e i laziali potrebbe non bastare.
Ma Stefano Landi, nel momento più delicato dell’anno, invita a serrare le fila e a combattere tutti insieme l’ultima battaglia.
Landi, avremmo tanto voluto che le previsioni estive fossero rispettate e che ora si parlasse di play-off. Invece...
«Invece è stato certamente il campionato più difficile da quando ho rilevato la società. Paghiamo gli errori iniziali. Si è cambiato tanto e molto in fretta. Dal nuovo allenatore, che era nuovo due volte perché esordiente tra i professionisti, alla figura del direttore sportivo che tornava dopo molto tempo. Si è provato a rimediare, tutti abbiamo dato tutto, ma quando si mettono le toppe in corsa, spesso si fallisce. A stagione finita si dovranno fare tante, tante riflessioni. Ma intanto c’è una salvezza da conquistare, remando tutti insieme dalla stessa parte. Il resto, per ora, conta zero».
E come finirà questo tormentato campionato?
«Il calcolo elementare è molto semplice: anche vincerle tutte e due potrebbe non essere sufficiente per salvarci. Tuttavia è nostro dovere fare quattro punti. Dopo, e solo dopo, daremo un occhio a cosa hanno fatto gli altri. Ma con la coscienza di averci provato fino in fondo».
Se non altro, da più di un mese a questa parte, la Trenkwalder ha dimostrato di poter battere chiunque.
«Sì, con l’arrivo di Frates, dopo un avvio complesso della sua era, la squadra ha iniziato a migliorare e sono arrivate delle belle, e utili, vittorie. Dobbiamo continuare così, augurandoci che sia sufficiente».
Ha avuto modo di parlare col coach dopo il suo rientro in palestra, ieri?
«Non direttamente, ma sono contento che sia tornato al lavoro, soprattutto perché significa che sta meglio. Non so se potrà andare in Sicilia, deciderà lui».
Ha dei rimpianti per avere, causa i suoi numerosi impegni, ridotto la sua presenza e il suo ruolo in seno alla società?
«No, anche perché nei momenti topici c’era sempre chi mi metteva a conoscenza di tutto quanto accadeva. Non dico che mi mettevo a discutere decisioni già maturate, ma se le approvavo era perché ero ben informato sotto ogni profilo. Quando il consiglio d’amministrazione ha scelto, con mio pieno sostegno, Ivan Paterlini quale presidente, era perché c’erano stima e fiducia assoluta nelle sue capacità e nel tempo che poteva dedicare alla Trenkwalder. Stima e fiducia immutate».
Cosa si sente di dire all’ambiente e alla squadra?
«Sono sicuro che giocatori e allenatore butteranno sul campo tutto quello che hanno. Mi auguro che riescano a metterci anche qualcosina in più, il 110%, diciamo. Perché credo sia necessario per ottenere la salvezza. Dopodichè, ragionando con la passione e con la pancia, più che con la testa, mi sento di dire che, se le vinciamo tutte e due, ci sarà pure qualcuna delle altre che ne perderà almeno una…».

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