Trenkwalder: battuta Veroli. A retrocedere è Verona, che perde allo scadere

- La Gazzetta di Reggio -

07/05/2011 09:16 - MAURO GRASSELLI
REGGIO. Resta lì fino all’ultimo, la «scimmia» dei finali maledetti per la Pallacanestro Reggiana, memore di antiche beffe nei momenti che contano. Ma una volta tanto finisce bene: la Trenkwalder batte Veroli e si salva, perché la Tezenis Verona cade sul campo di Scafati.
Sono proprio i veronesi a retrocedere in serie A Dilettanti, ma ad un minuto dalla fine la squadra di Franco Marcelletti era avanti di due punti. Nel frattempo le altre partite decisive per stabilire chi doveva far compagnia a San Severo al piano inferiore erano già terminate con la vittoria di Lodi su Ferrara (85-72), di Forlì su San Severo (addirittura 82-121) e della Trenkwalder su Veroli (83-62). Ma come tutti sanno la vittoria biancorossa non basta ad evitare la retrocessione. Di conseguenza, il Palabrivido di via Guasco esulta con parsimonia, attendendo notizie via etere. Le connessioni via internet risultano impallate dal surplus di tentativi d’accesso, così per molti e è l’annuncio dello speaker Pierpaolo Zucchetti a risultare liberatorio. Ed è un boato biancorosso che parte interpretando il tono della voce dello speaker, prima ancora che venga pronunciato il punteggio finale di Scafati-Verona.
TI AMO. Prima del match, bandierone biancorosso largo come la tribuna, con scritto «Ti amo». Ivan Gatto, centro di Veroli, pensa sia dedicato a lui e segna tre canestri dall’area e uno dall’arco, tutti di fila, per il 2-9. La Trenk si accende e pareggia con una incursione di Robinson, una bomba di Slanina e un tap-in di Valenti. L’inerzia resta nelle mani di Veroli, ma Reggio resiste con le giocate di Bell, Pini e Valenti. Gli arbitri puniscono un battito di ciglia di Pini (fischiata che fa sobbalzare patron il Landi e il presidente Paterlini), ma è proprio il baby-lungo a lanciare il sorpasso reggiano all’inizio del secondo quarto con un gol da sotto. Bomba di Bell e incursione di Valenti per il +6 Trenk, vantaggio mantenuto ad elastico per buona parte del tempino.
VERONA A +7. Intanto le altre squadre in lotta per non retrocedere vincono tutt’e tre, con Verona a +7 sul campo di Scafati. Ma all’intervallo la speranza è riaccesa, perché Reggio è a +8 grazie a 4 liberi consecutivi di Bell, mentre Verona è sotto di 1. Dopo la pausa c’è solo Reggio in campo: i biancorossi scappano via, e l’uomo del momento è Slanina, impressionante nei minuti centrali della terza frazione: un recupero difensivo e 3 canestri consecutivi della guardia lituana, che si epifanizza sempre sulla mattonella giusta del parquet. Poi ci si mette anche Chiacig, con il gioco da tre del 65-49. Allungo nel finale: bomba di Frassineti, stoppone di Pini e tiro libero di Robinson per il 71-49 alla sirena. Ultimo quarto con il medesimo copione: la Trenk spinge (bomba di Slanina) e Veroli sembra aver esaurito le energie. Nel frattempo Verona è sotto di un solo punto a Scafati; Lodi ha già terminato con la vittoria su Ferrara e a San Severo dovrebbero sosprendere la gara come nel baseball, per manifesta inferiorità dei pugliesi.
30 ANNI SALVATI. L’ultimo minuto al Palabigi è garbage-time, mentre a Scafati è 70 pari. Verona passa in vantaggio di 2. Scafati sorpassa con una bomba di Davis, che poi fa 1/2 dalla lunetta. Il veronese Porta sbaglia dall’arco il tiro della possibile vittoria e finisce 74-72. Esplode il Palabigi: il pubblico invade il parquet, come se la squadra avesse conquistato la promozione in serie A. No, non è la serie A. Ma nemmeno la A Dilettanti, e per chi aveva 30 di storia professionistica da salvare il risultato è ancora più importante.
NIDO D’AMORE. Le tribune del palazzone si trasformano in un’alcova: baci e abbracci fra tutti. Da Paterlini e Landi arriva anche Max Menetti, in lacrime. Coro per Stefano Landi, mentre i giocatori fanno festa con i tifosi, che sollevano Max Menetti e lo fanno volare in aria. Nessuno nei giorni scorsi, quando era ormai chiaro che il viceallenatore avrebbe dovuto sostituire il convalescente Fabrizio Frates sino alla fine del campionato, aveva detto a voce alta che c’era proprio lui sulla panchina biancorossa nell’anno dell’ultima retrocessione in Legadue. Mossa scaramantica vincente, una volta tanto.

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