Basket, il talento della Trenk Veccia è in rampa di lancio: «Macché pressioni, mi diverto»

di Dario Giordo

REGGIO

Un bronzo sfiorato agli Europei Under 18, la marcia con la Trenkwalder Under 19 che si è arrestata solo in semifinale, e soprattutto l'ingresso in pianta stabile nel roster della prima squadra. Non sono mancate le soddisfazioni per Francesco Veccia, talento sardo classe '93 in forza alla Pallacanestro Reggiana, per quella che resterà di sicuro una stagione da incorniciare.

Veccia, partiamo dagli Europei: rimpianti per la mancata medaglia?

«Sì, tanti, anche perché nella finale per il terzo posto contro la Turchia siamo stati anche a +12 a pochi minuti dalla fine. Però il quarto posto è un ottimo risultato, e dopo la vittoria ai quarti contro la Polonia abbiamo iniziato a crederci. Personalmente non è stato un gran torneo, potevo fare senz’altro di più, anche se ho avuto la febbre e un problema alla caviglia che mi hanno un po’ limitato. Ma sono comunque contento, vivere in prima persona un torneo internazionale è un’esperienza importante».

È andata bene anche la stagione con l'Under 19, a un passo dallo scudetto.

«La sconfitta in semifinale è un grande rimpianto, potevamo farcela. Solo che abbiamo giocato male, soprattutto in difesa, o più semplicemente la Virtus Siena faceva canestro e noi no».

La stagione con i “grandi”non può che essere considerata positiva, con 13' di media in campo.

«Fondamentale per la mia crescita, anche perché mi sono allenato tutto l’anno con la prima squadra. Certo, abbiamo faticato parecchio, salvandoci all'ultima giornata, ma sono soddisfatto».

Quanto le è servito questo campionato?

«Tanto, perché ho avuto la possibilità di giocare affianco agli americani, e da loro si impara sempre tanto».

Il rapporto coi veterani com’è stato?

«Molto buono, mi hanno sempre aiutato nei momenti difficili, quando non capivo qualcosa loro c’erano sempre».

Chi le ha dato i consigli più preziosi?

«Sono stati tutti disponibili, ma Frosini e Smith avevano sempre una parola per me».

Una stagione con tre allenatori: a chi deve di più?

«Diciamo che mi son trovato bene con tutti. Finelli è quello che mi ha fatto giocare di più, ma è stato costretto a farlo, visti i tanti infortuni. Forse devo ringraziare soprattutto il contesto».

Quest’anno da lei ci si aspettano minuti di qualità in regia, per dar fiato a Robinson: sente crescere la pressione?

«Macché, sono solo contento: mi danno fiducia, a me non resta che ricambiarla. E poi non dimentichiamoci che è un gioco, e io penso a divertirmi».

Un anno fa era a Barcellona per un camp Nba: ci sta facendo un pensiero?

«Meglio di no, quello è un altro pianeta, ce ne vuole per arrivarci. Per ora voglio che resti un sogno».

E la nuova Trenkwalder che le sembra?

«La squadra è buona, sono stati tenuti gran parte dei giocatori che hanno chiuso la stagione con la salvezza. E poi c’è Filloy: lo conosco da quando giocava a Porto Torres, la mia città, e fidatevi che è uno tosto».

gazzettadireggio

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