Ciclismo: Giro di Padania contestato "Sport strumentalizzato"

Proteste in occasione della prima tappa della corsa. L'Italia del tricolore è scesa in strada. Basso: "Qui la politica non c'entra". Ma in realtà si è trattato proprio di uno sfacciato uso politico

di EUGENIO CAPODACQUA
Giro di Padania contestato "Sport strumentalizzato"
ROMA - Contestazioni e proteste. E addirittura un agente investito da un'auto del seguito e ferito, fortunatamente senza gravi conseguenze. Tutto previsto e prevedibile visto lo sfacciato uso politico della manifestazione ciclistica che hanno voluto battezzare Giro della Padania. L'Italia del tricolore non ci sta ed è scesa in strada. C'è ancora qualcuno che si indigna di fronte a strumentalizzazioni che poco hanno a che vedere con lo sport. "Rallenta la Lega porta male", "Lega Ladrona", "La Lega vi prende in giro". Questi alcuni degli striscioni apparsi sull'Aurelia, nei pressi di Alassio, al passaggio della corsa. A manifestare una trentina di ragazzi di sinistra alassina, simpatizzanti di RC, Giovani Democratici e il consigliere regionale Stefano Quaini (Idv), vestito con la maglia tricolore.

La corsa, inventata ad hoc da ambienti molto vicini alla Lega per cercare un rilancio attraverso uno sport popolare come il ciclismo, è nata sotto una cattiva stella. Proteste previste e prevedibili perché - come tutti sanno - la Padania semplicemente non esiste e si sarebbero potute evitare tutte le grane e i tafferugli puntualmente verificatisi alla prima frazione semplicemente battezzando questa minuscola corsa a tappe Giro di Piemonte-Lombardia-Veneto.

Sulle barricate Paolo Ferrero, segretario di RC: "Questa mattina abbiamo contestato il giro della Padania a Mondovì. Lo abbiamo fatto con estrema attenzione per evitare di mettere in pericolo l'incolumità dei
manifestanti, dei ciclisti e delle forze dell'ordine - ha detto - gli organizzatori fanno finta di non capire e il dirigente della Lega Nord Michelino Davico, nella sua duplice veste di sottosegretario agli interni e di presidente dell'associazione che ha organizzato la corsa, ci accusa di essere incivili. A Davico rispondo che il progetto della Lega Nord di secessione della Padania è un progetto eversivo e fuori dalla carta Costituzionale, che è indecente che la Federazione Ciclistica si sia piegata ai voleri della Lega Nord costruendo un evento sportivo che si caratterizza come pura propaganda di partito e che noi continueremo le contestazioni per tutta la durata della corsa. Nel 150 anniversario dell'Unità d'Italia e mentre il governo sta demolendo il contratto nazionale di Lavoro, la Lega si tolga dalla testa di poter organizzare le sue pagliacciate senza che nessuno la contesti. Ho fatto abbastanza chilometri piegato sul manubrio di una bicicletta da corsa per indignarmi dell'uso distorto e di regime che la Lega vuole fare del ciclismo".

"Nella nostra iniziativa non c'è nulla di politico", prova a spiegare il senatore Davico, esponente del Carroccio - la nostra associazione è iscritta alla Federazione ciclistica italiana e il Giro di Padania è stato inserito nel calendario europeo degli appuntamenti ciclistici, chi partecipa sono persone che amano il ciclismo che sapranno regalare emozioni e spettacolo, e la riprova è che sulla maglia abbiamo rinunciato ad uno sponsor economico per lasciar spazio invece a un progetto di solidarietà promosso dal Sermig in Giordania".

"Ogni gara ha un grande valore sportivo, ma chi ha organizzato il Giro di Padania sbaglia quando appunto richiama il nome della Padania e fa riferimento all'iconogragfia leghista". Così anche il deputato del Pd Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Affari Europei e membro dell'Associazione Parlamentari Amici della Bicicletta. "La Padania non è un'entità né politica né etnica, ed è improprio che una gara ciclistica faccia riferimento ai simboli leghisti - continua Farinone -. Non va bene strumentalizzare lo sport a fini politici".

Ivan Basso, varesino doc, che di solito riesce ad estraniarsi da quello che lo circonda che non sia bici e pedalate si mostra sorpreso: "Ci hanno urlato 'andate a lavorare', qualcuno ci ha anche spinto. E' giusto scioperare e manifestare, ma non è giusto superare il limite. A Mondovì ci hanno fermato per poco: 30 secondi, non di più, ma è stato comunque un brutto gesto. Noi eravamo in bici per correre. Era una festa dello sport. Qui la politica non c'entra". In realtà la politica c'entra eccome. Perché lo sport-isola-felice esiste forse solo nella mente degli ingenui o - peggio.- di chi è in malafede. Non c'è nulla di più politico di una manifestazione sportiva zeppa di simboli e rituali politici: in cui persino la maglia del leader è verde. Simboli che vanno, per di più, contro il sentire comune e l'idea di unità sancita dalla Costituzione.

Ma se di bandiere tricolori in corsa non se ne sono viste il sindaco di Savona, Federico Berruti, promette battaglia ed aderisce alla proposta della Cigl di esporre il tricolore al passaggio dei corridori della corsa che riparte da Loano."Ci sarò anch'io col tricolore al passaggio della tappa. Il Giro della Padania è un'invenzione propagandistica, fumo negli occhi dei cittadini del nord per nascondere il fallimento di tutti i programmi del governo, a cominciare proprio dal federalismo. Invece di questo giro, invito i ministri leghisti a fare il giro dei Comuni, degli ospedali, delle scuole, delle Questure e delle caserme del Nord. Per constatare il disastro prodotto da questo Governo". Alla fine che lo sprint sia andato al giovane Modolo, che si avvia a diventare un punto fermo della nazionale di Bettini per Copenhagen è il particolare meno rilevante.

repubblica.it
















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