La bella e convincente vittoria della Trenkwalder sul campo dell’EA7 Emporio Armani Milano rilancia le quotazioni dei biancorossi


La bella e convincente vittoria della Trenkwalder sul campo dell’EA7 Emporio Armani Milano rilancia le quotazioni dei biancorossi e rimette in carreggiata la squadra dopo il brutto avvio stagionale caratterizzato da tre sconfitte consecutive, seppure le prime due, con Siena e Venezia, sono arrivate beffardamente sotto lo striscione dopo buone prestazioni della Pallacanestro Reggiana, mentre la terza, a Roma, è stata netta e preoccupante.
La larga vittoria sull’Angelico Biella, ottenuta al Palabigi con la spinta del pubblico reggiano, ha riportato la serenità in casa Trenk. La scorsa settimana l’infortunio di Antonutti – grande protagonista della vittoria su Biella, due giorni fa al Mediolanum Forum di Assago – e il blasone di un’Olimpia Milano desiderosa di aggiustare un avvio stagionale segnato da qualche difficoltà a livello di chimica aveva ridotto al minimo le luci sulla squadra reggiana, che però è stata brava a restare concentrata sulla partita, consapevole di potersela giocare anche sul campo del club unanimemente indicato quale principale candidato allo scudetto 2013. Per compiere l’impresa, i presupposti inevitabili erano il restare in partita grazie al gioco di squadra, alla determinazione, al marchio di fabbrica difensivo (saltato solo in occasione della trasferta a Roma) e alle buone soluzioni offensive, dopo un avvio stagionale minato dalle pessime percentuali al tiro.
Complice un approccio alla partita tutt’altro che ottimale da parte dell’Ea7 Milano - aspetto che a qualcuno darà fastidio venga ricordato, ma che sarebbe ingiusto ignorare – la Trenkwalder non solo è riuscita a restare in partita, ma ha preso subito in mano le redini della partita e ha messo sotto gli avversari, sempre costretti ad inseguire. Avversari che forse non si aspettavano una Pallacanestro Reggiana così tonica e aggressiva, ma che di fatto hanno lasciato campo aperto alle scorribande dei Cinciaboys, salvo farsi aggressivi e pericolosi alla fine del terzo quarto, quando Nicolò Melli e compagni sono arrivati a -4 e, sospinti dall’inerzia e dal pubblico di casa, sembravano pronti all’aggancio.
Quanto alla consueta tabella del “cosa va” e “cosa non va”, dopo aver espugnato Milano diventa difficile trovare più di un paio di aspetti negativi, per qui in questo caso le due liste non saranno formate dalle solite cinque voci per parte.
La determinazione. Al primo posto del “cosa va” non può che esserci il gioco a testa bassa del gruppo biancorosso. Gioco privo di fronzoli stilistici, basato sulla concentrazione e cinico quanto basta per sorprendere gli avversari e tenere in pugno le redini dall’inizio alla fine.
L’attacco. Certo, la difesa milanese è partita morbida; solo in alcune fasi – soprattutto in occasione della rimonta nel terzo quarto – è stata in grado di mettere in difficoltà l’attacco reggiano. Ma in generale la Trenk ha beneficiato di ottime percentuali al tiro, soprattutto all’inizio della partita e soprattutto dall’arco. Basti pensare che dopo 13 minuti i biancorossi avevano realizzato 6 bombe (due Filloy, una Taylor, due Slanina, una James), tutte ben costruite.
L’asse play-pivot. Cinciarini lucido e preciso in regia, intenso in attacco (11 punti, 5 falli subiti) e addirittura miglior rimbalzista della partita (11 palle tirate giù dal play biancorosso). Brunner faro sotto canestro, assolutamente decisivo così come era stato contro Biella. Sull’asse play-pivot si sono innestate anche le giocate “di squadra” e personali di Taylor (23 punti).
La reazione. Dal +22 (21-43 ad un minuto dall’intervallo) al + 4 (54-58) a fine terzo quarto, quando Milano sembrava aver trovato la quadratura del cerchio in difesa, le energie in attacco e la supremazia tecnica certificata dal livello qualitativo di un roster da vertice della classifica, se non da prima della classe. Ma all’inizio dell’ultima frazione la Trenk ha saputo mantenere la lucidità, evitando si sbandare sotto la pressione del Mediolanum Forum e riprendendo in mano la partita. Mica facile. Eppure i ragazzi di Menetti ce l’hanno fatta, ed è una medaglia grande così, perché dà alla squadra la consapevolezza (psicologica, oltre che tecnica) di potersela giocare contro chiunque. E non è un dettaglio da poco.
James. Non è ancora il giocatore che negli ultimi due anni ha portato il Lukoil Sofia e il Partizan Belgrado alla conquista dello scudetto, ma nemmeno l’ufo delle prime partite in maglia Trenk. Che sarebbe servito tempo lo si sapeva. A Milano ha mostrato buone cose quando ha potuto correre e giocare in campo aperto. Nell’attesa di vedere il vero James, si notano i segnali positivi.
La panchina. Nonostante la larga vittoria (85-56), contro Biella i biancorossi avevano ricavato 7 punti e 8 rimbalzi dai giocatori usciti dalla panchina, contro i 78 punti e i 27 rimbalzi del quintetto inziale. A Milano le cifre sono decisamente più equilibrate: 22 puntie 9 rimbalzi per la panchina, 44 e 32 per il quintetto.
Il black-out difensivo. E’ l’unica vera voce da “cosa non va”, anche se risulta difficile pensare che Milano, sotto di una ventina di punti, sarebbe rimasta ferma a guardare le galoppate reggiane. Di fatto, negli ultimi due minuti del terzo quarto la difesa biancorossa ha faticato a contenere Bourousis, Melli e Hairston, capaci di riportare Milano a -4.
Dipendenza dall’arco. La palla entrava dalla lunga distanza e Reggio ha fatto bene ad insistere con le bombe. Nelle giornate-no dall’arco, serviranno altre armi, come il gioco sotto canestro. Ma quelli saranno altri film.
Verso Pesaro. Dopo l’esaltante e “storica” vittoria biancorossa sul parquet dell’Olimpia Milano, la Pallacanestro Reggiana si prepara ad affrontare una settimana di allenamenti in vista del match casalingo con la Scavolini Pesaro. I marchigiani hanno 4 punti in classifica, al pari dei biancorossi di Max Menetti, pertanto va considerata a tutti gli effetti una potenziale concorrente diretta nella lotta per mantenere la categoria ed eventualmente guardare verso l’alto non appena l’obiettivo stagionale dovesse essere al sicuro. Di certo lo staff tecnico e la squadra sanno bene che l’unica strada è quella del lavoro quotidiano, intenso e privo di illusioni.
di Mauro Grasselli - La Gazzetta di Reggio

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