Reggiana e Zauli, fine indecorosa
Questa volta abbiamo realmente toccato il fondo.
La Reggiana è riuscita a rivitalizzare il Treviso, una squadra che non aveva mai vinto nel corso di questo girone di andata ma non solo: nelle ultime sei partite non aveva mai segnato un gol. Ieri i veneti ne hanno segnati due, rimontando anche lo svantaggio dopo l’autogol di Vailatti.
Il dato più clamoroso è prorio questo: La Reggiama si era ritrovata in vantaggio grazie a un'autorete (21’pt Vailatti) ma è riuscita ugualmente a perdere la partita. Come se il vantaggio avesse fatto pensare ai granata che la vittoria era già scritta. Così Antonelli (ieri capitano) e compagni hanno staccato la spina e si sono consegnato a un Treviso che ha un solo grande merito: voleva questa vittoria più dei granata. E così è stato. Un successo voluto, costruito tra tante difficoltà perché la formazione di Ruotolo è di una povertà tecnica imbarazzante ma la squadra mandata in campo ieri da Zauli lo è ancora di più.
Treviso doveva essere l'ultimi di Lamberto Zauli, alla vigilia del cambio di proprietà. Il proposito del tecnico e dei giocatori era di chiudere l'andata con una vittoria, poi quel che sarà sarà invece è stato peggio di quanto si poteva immaginare, con una sconfitta che inguaia ancora di più la Reggiana che ora ha drammaticamente preso coscienza di dover lottare per evitare i play out. Legittima l’arrabbiatura dei tifosi anche se trascendere in atto di teppismo, si passa sempre dalla parte del torto.
Il problema è che è la Reggiana è arrivata a prendere coscienza della nuova realtà partendo dalla presunzione di essere una formazione che ambiva a sogni di gloria. Per questo non è per nulla preparata psicologicamente a lottare su ogni pallone. Non ha l’umiltà di trasformare ogni partita in una battaglia, non sarà mai una squadra operaia. E' difficile impostare questa mentalià per esigenze di classifica. Lo si è capito anche ieri a Treviso. I granata hanno cercato di mettere nella contesa tutta la propria energia e superiorità tecnica ma si sono arresi a un Treviso che ha gettato il cuore oltre l'ostacolo pur di agguantare il successo. Una disperata ricerca della prima vittoria premiata da un successo meritato quanto vergognoso per i granata.
L'altro elemento che deve far riflettere è che oggi nella Reggiana non ci sono più certezze. Vale per la squadra come per la società. Tutti sono in balia di se stessi e verrebbe da chiedere: via tutti.
Non c'è un giocatore, un modulo, un'organizzazione di squadra che possa lasciar intravedere la possibilità di rialzare la testa. Non c'è più niente. Tutto è stato azzerato, annullato, messo in discussione. L'ha fatto per primo Zauli che ieri, pur con squalifiche e infortuni, ha mandato in campo un undici alla ricerca di risposte. Ma anche in questo caso è stato il nulla. Solo macerie e incertezze. Per chi dovrà ripartire, quasi certamente Apolloni, sarà un bel grattacapo. Fatti fuori i senatori, bruciati i giovani, provati tutti i moduli possibili e immaginabili, non resta che farsi il segno della croce e sperare in un 2013 più fortunato.
di Wainer Magnani - Gazzetta di Reggio
La Reggiana è riuscita a rivitalizzare il Treviso, una squadra che non aveva mai vinto nel corso di questo girone di andata ma non solo: nelle ultime sei partite non aveva mai segnato un gol. Ieri i veneti ne hanno segnati due, rimontando anche lo svantaggio dopo l’autogol di Vailatti.
Il dato più clamoroso è prorio questo: La Reggiama si era ritrovata in vantaggio grazie a un'autorete (21’pt Vailatti) ma è riuscita ugualmente a perdere la partita. Come se il vantaggio avesse fatto pensare ai granata che la vittoria era già scritta. Così Antonelli (ieri capitano) e compagni hanno staccato la spina e si sono consegnato a un Treviso che ha un solo grande merito: voleva questa vittoria più dei granata. E così è stato. Un successo voluto, costruito tra tante difficoltà perché la formazione di Ruotolo è di una povertà tecnica imbarazzante ma la squadra mandata in campo ieri da Zauli lo è ancora di più.
Treviso doveva essere l'ultimi di Lamberto Zauli, alla vigilia del cambio di proprietà. Il proposito del tecnico e dei giocatori era di chiudere l'andata con una vittoria, poi quel che sarà sarà invece è stato peggio di quanto si poteva immaginare, con una sconfitta che inguaia ancora di più la Reggiana che ora ha drammaticamente preso coscienza di dover lottare per evitare i play out. Legittima l’arrabbiatura dei tifosi anche se trascendere in atto di teppismo, si passa sempre dalla parte del torto.
Il problema è che è la Reggiana è arrivata a prendere coscienza della nuova realtà partendo dalla presunzione di essere una formazione che ambiva a sogni di gloria. Per questo non è per nulla preparata psicologicamente a lottare su ogni pallone. Non ha l’umiltà di trasformare ogni partita in una battaglia, non sarà mai una squadra operaia. E' difficile impostare questa mentalià per esigenze di classifica. Lo si è capito anche ieri a Treviso. I granata hanno cercato di mettere nella contesa tutta la propria energia e superiorità tecnica ma si sono arresi a un Treviso che ha gettato il cuore oltre l'ostacolo pur di agguantare il successo. Una disperata ricerca della prima vittoria premiata da un successo meritato quanto vergognoso per i granata.
L'altro elemento che deve far riflettere è che oggi nella Reggiana non ci sono più certezze. Vale per la squadra come per la società. Tutti sono in balia di se stessi e verrebbe da chiedere: via tutti.
Non c'è un giocatore, un modulo, un'organizzazione di squadra che possa lasciar intravedere la possibilità di rialzare la testa. Non c'è più niente. Tutto è stato azzerato, annullato, messo in discussione. L'ha fatto per primo Zauli che ieri, pur con squalifiche e infortuni, ha mandato in campo un undici alla ricerca di risposte. Ma anche in questo caso è stato il nulla. Solo macerie e incertezze. Per chi dovrà ripartire, quasi certamente Apolloni, sarà un bel grattacapo. Fatti fuori i senatori, bruciati i giovani, provati tutti i moduli possibili e immaginabili, non resta che farsi il segno della croce e sperare in un 2013 più fortunato.
di Wainer Magnani - Gazzetta di Reggio
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