Trenkwalder ai playoff il sogno di tutta Reggio Emilia
E’ il sogno di un gruppo di giocatori tenaci; di uno staff tecnico
bravo ad assemblare quella che il coach Menetti chiama «la cooperativa
dei canestri»; di dirigenti bravi a vedere lontano anche quando la
squadra, appena un paio di anni fa, stava rischiando di precipitare tra i
dilettanti. Ma è anche il sogno di una città intera, che in questi mesi
si è sempre più identificata nella Pallacanestro Reggiana.
Oggi il gruppo targato Trenkwalder comincia l’avventura nei playoff di serie A, 14 anni dopo l’ultima avventura reggiana nelle finali scudetto di basket. A prescindere da ciò che accadrà in questi quarti di finale contro l’Acea Roma e dagli eventuali ulteriori traguardi in questa primavera sportivamente tinta di biancorosso, il club di via Martiri della Bettola può ritenersi soddisfatto per i traguardi già raggiunti: dapprima la salvezza, obiettivo fondamentale per una neopromossa come la Trenk. Poi l’accesso alle finali di Coppa Italia assieme alle big del campionato. Infine la conquista della post-season grazie al sesto posto a fine stagione regolare.
Un sesto posto che rappresenta il risultato più alto del club nel campionato di serie A per quanto riguarda la regular season. Un traguardo storico accompagnato da altri record: dai punti in classifica (36) al numero degli abbonati al Bigi (2.798), passando per il numero di vittorie esterne (8), la differenza canestri (+127) e la media punti subiti (73.4 a gara).
Tutto ciò poggia su alcuni pilastri. Il primo è la solidità del club biancorosso, a sua volta basata sulla passione del patron Stefano Landi, il “sognatore” che risponde «perché no» quando gli si chiede se Reggio potrà un giorno lottare per lo scudetto, così come hanno fatto altre città piccole come Siena e Cantù. Poi il gruppo dirigenziale (tutto reggiano come Landi): il presidente Ivan Paterlini, l’ad Alessandro Dalla Salda, lo staff biancorosso ormai collaudatissimo. E lo staff tecnico, a cominciare dal coach Max Menetti, reggianissimo. Con lui, il diesse campione anche fuori dal campo, Alessandro Frosini; un viceallenatore giovane ma esperto come Flavio Fioretti; collaboratori pure loro rodatissimi.
E naturalmente la squadra, nata dallo zoccolo duro che salvò il club dal baratro-dilettanti. Su quel nucleo è stato costruito il team capace di conquistare la promozione in serie A lo scorso anno e quello attuale, al quale sostanzialmente sono stati aggiunti “solo” tre giocatori: Brunner, Cinciarini e Jeremic.
Un altro pilastro è il pubblico, quest’anno davvero straordinario per attaccamento alla squadra e spesso capace di fare il “sold out” al Palabigi.
«Due i passaggi chiave della stagione – spiega Alessandro Dalla Salda – . Il primo: tenere i nervi saldi dopo le sconfitte nelle prime tre gare stagionali. Dopo i 5 anni trascorsi in Legadue, tutti volevano fare bene e tutti lavoravano bene, ma mancava una vittoria per sbloccare la squadra. Il secondo passaggio: la Coppa Italia. E’ vero, siamo usciti al primo turno contro Siena, ma abbiamo spaventato una squadra che ha fatto la storia del basket italiano. La mattina della partita, al Forum, parlai ai giocatori. La nostra forza è stata quella di gestire bene anche i momenti negativi. In passato abbiamo avuto difficoltà a cavalcare l’onda nei momenti positivi. In quella occasione abbiamo chiuso gli occhi e abbiamo cominciato a sognare. Lì abbiamo capito di poter fare un ulteriore salto di qualità, soprattutto a livello mentale visto che da quello tecnico la squadra ha sempre avuto per protagonisti tutti i giocatori. Lì abbiamo cominciato a pensare ai playoff. Così è arrivato lo straordinario girone di ritorno che ci ha portati a vincere anche con le grandi squadre e a perdere con la capolista Varese solo all’ultimo secondo».
Del Rio nel parterre. Questa sera al Palatiziano di Roma ci sarà anche il sindaco di Reggio Graziano Del Rio. La sua prima uscita pubblica (extrapolitica) da neo-ministro del governo Letta coincide con l’esordio della squadra biancorossa nei playoff di serie A.
di Mauro Grasselli
Gazzetta di Reggio
Oggi il gruppo targato Trenkwalder comincia l’avventura nei playoff di serie A, 14 anni dopo l’ultima avventura reggiana nelle finali scudetto di basket. A prescindere da ciò che accadrà in questi quarti di finale contro l’Acea Roma e dagli eventuali ulteriori traguardi in questa primavera sportivamente tinta di biancorosso, il club di via Martiri della Bettola può ritenersi soddisfatto per i traguardi già raggiunti: dapprima la salvezza, obiettivo fondamentale per una neopromossa come la Trenk. Poi l’accesso alle finali di Coppa Italia assieme alle big del campionato. Infine la conquista della post-season grazie al sesto posto a fine stagione regolare.
Un sesto posto che rappresenta il risultato più alto del club nel campionato di serie A per quanto riguarda la regular season. Un traguardo storico accompagnato da altri record: dai punti in classifica (36) al numero degli abbonati al Bigi (2.798), passando per il numero di vittorie esterne (8), la differenza canestri (+127) e la media punti subiti (73.4 a gara).
Tutto ciò poggia su alcuni pilastri. Il primo è la solidità del club biancorosso, a sua volta basata sulla passione del patron Stefano Landi, il “sognatore” che risponde «perché no» quando gli si chiede se Reggio potrà un giorno lottare per lo scudetto, così come hanno fatto altre città piccole come Siena e Cantù. Poi il gruppo dirigenziale (tutto reggiano come Landi): il presidente Ivan Paterlini, l’ad Alessandro Dalla Salda, lo staff biancorosso ormai collaudatissimo. E lo staff tecnico, a cominciare dal coach Max Menetti, reggianissimo. Con lui, il diesse campione anche fuori dal campo, Alessandro Frosini; un viceallenatore giovane ma esperto come Flavio Fioretti; collaboratori pure loro rodatissimi.
E naturalmente la squadra, nata dallo zoccolo duro che salvò il club dal baratro-dilettanti. Su quel nucleo è stato costruito il team capace di conquistare la promozione in serie A lo scorso anno e quello attuale, al quale sostanzialmente sono stati aggiunti “solo” tre giocatori: Brunner, Cinciarini e Jeremic.
Un altro pilastro è il pubblico, quest’anno davvero straordinario per attaccamento alla squadra e spesso capace di fare il “sold out” al Palabigi.
«Due i passaggi chiave della stagione – spiega Alessandro Dalla Salda – . Il primo: tenere i nervi saldi dopo le sconfitte nelle prime tre gare stagionali. Dopo i 5 anni trascorsi in Legadue, tutti volevano fare bene e tutti lavoravano bene, ma mancava una vittoria per sbloccare la squadra. Il secondo passaggio: la Coppa Italia. E’ vero, siamo usciti al primo turno contro Siena, ma abbiamo spaventato una squadra che ha fatto la storia del basket italiano. La mattina della partita, al Forum, parlai ai giocatori. La nostra forza è stata quella di gestire bene anche i momenti negativi. In passato abbiamo avuto difficoltà a cavalcare l’onda nei momenti positivi. In quella occasione abbiamo chiuso gli occhi e abbiamo cominciato a sognare. Lì abbiamo capito di poter fare un ulteriore salto di qualità, soprattutto a livello mentale visto che da quello tecnico la squadra ha sempre avuto per protagonisti tutti i giocatori. Lì abbiamo cominciato a pensare ai playoff. Così è arrivato lo straordinario girone di ritorno che ci ha portati a vincere anche con le grandi squadre e a perdere con la capolista Varese solo all’ultimo secondo».
Del Rio nel parterre. Questa sera al Palatiziano di Roma ci sarà anche il sindaco di Reggio Graziano Del Rio. La sua prima uscita pubblica (extrapolitica) da neo-ministro del governo Letta coincide con l’esordio della squadra biancorossa nei playoff di serie A.
di Mauro Grasselli
Gazzetta di Reggio
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