Gianmarco Pozzecco presenta a modo suo la prossima gara con la Grissin Bon

REGGIO EMILIA. In fondo Gianmarco Pozzecco è un anno più giovane di Massimiliano Menetti… Il tecnico di Varese è al debutto in serie A ed appena alla seconda stagione in panchina. Nella prima aveva portato Capo d'Orlando vicina alla promozione.
«E' poi arrivata –racconta – grazie al mancato ripescaggio di Montegranaro, il club comunque se l'aspettava».
Attende la Grissin Bon da capolista e di fronte non avrà Diener, Silins e neanche Darjus Lavrinovic…
«Pesa soprattutto l'assenza di Drake infortunato, avevamo giocato insieme proprio in Sicilia. E' il più forte del campionato, indubbiamente. Viene avvicendato con Donell Taylor, molto interessante e già capocannoniere proprio a Reggio, ma non è semplice».
Aveva fatto in tempo a conoscere l'ex di turno Achille Polonara?
«Quando sono arrivato sulla panchina di Varese si percepiva l'indicazione di lasciarlo libero».
Neancheha provato a trattenerlo?
«C'era poco da dire, non era una scelta tecnica, l'avremmo tenuto più che volentieri. La questione era economica. Giustamente un azzurro deve guadagnare quanto merita, noi non riuscivamo a darglielo, alui veva un contratto ma la cessione ha accontentato entrambe le parti. Non potevamo continuare a bloccarlo, a Varese si era trovato bene, le scelte però erano logiche».
Stupisce che la Openjobmetis, 10 volte scudettata, abbia un potenziale inferiore alla Grissin Bon che in bacheca ha solo l'Eurochallenge…
«Lì si può vincere, almeno ci si prova. Non mi interessa mettere pressione sulla squadra di Reggio, però la forza economica è diversa».
Se chiude gli occhi e pensa alla città del Tricolore cosa le sovviene?
«Due grandi. Mike Mitchell era un personaggio affascinante, anche solo da avversario. E poi Gianluca Basile».
Che è rimasto proprio nell'Orlandina, accanto all'altro totem Matteo Soragna, classe 1975...
«Eravamo stati tutti protagonisti dell'argento olimpico ad Atene. C'era coach Recalcati, mancò giusto qualcosa nella finale con l'Argentina. Con Gianluca siamo amici, per i tre anni trascorsi alla Fortitudo Bologna; Teo invece era mio compagno di camera in Nazionale. Lego a loro i momenti più belli della carriera, sono persone straordinarie».
Voleva portarli con sé anche in Lombardia?
«Due estati fa li avevo incontrati, ero molto lusingato che avessero scelto me e l'Upea. Mi spaventava la confidenza totale che avevamo, la loro intelligenza però ha fatto la differenza».
Le va di giocare la partita di sabato in anticipo, per la Gazzetta di Reggio?
«Volentieri».
Partiamo dal duello in regia, fra l'ex Dawan Robinson e Andrea Cinciarini.
«Per certi versi sono playmaker simili, hanno forza fisica, personalità, temperamento. Amano la penetrazione, piuttosto che tirare. Sarà un confronto chiave».
E le guardie?
«Rautins è solo di origine lituana, è canadese. Sono ottimi tiratori, Kaukenas è più esperto, Andy peraltro ha mostrato grandissime cose in Europa. Entrambi sono molto intelligente, qualsiasi tecnico vorrebbe allenarli».
In posizione tre, Diawara e Taylor.
«Il francese è nazionale, viene dalla Nba, con i Miami Heat. Donell è appena rientrato però a Reggio è stato primattore per due stagioni».
Siamo all'ala grande. Kangur viene dagli scudetti con Siena e Milano, è più forte di Polonara?
«E' più fisico, Achille è maggiormente atletico».
E fra Daniel e Cervi chi è superiore?
«Sono centri completamente differenti».
Menetti è più bravo di Pozzecco?
«Vediamo sabato sera».
Almeno in cucina, no?
«In che senso?».
Max ha il diploma di chef.
«Già, ora ricordo. Però me lo spiegate un'altra volta, ora devo andare a seguire le partite di Reggio al videotape».
Vanni Zagnoli
Gazzetta di Reggio