Cuore, orgoglio e talento il Banco non teme più nulla: in casa della Grissin Bon Reggio Emilia I sassaresi si tuffano in una sfida inedita con un imperativo: vincere il tricolore

SASSARI. La finale che nessuno si aspettava tra due delle squadre più imprevedibili. Grissin Bon Reggio Emilia contro Dinamo Banco di Sardegna Sassari, terza contro quarta, entrambe date a un certo punto assolutamente per spacciate.
I brividi di adrenalina per le rispettive vittorie in gara 7 della semifinale sono già alle spalle, perché domani al PalaBigi è già tempo di tornare in campo per il primo dei confronti che assegnerà il titolo di campione d’Italia 2015-’16. Tra le tante novità di questa finale, nessuna delle due pretendenti al titolo di regina del basket italiano è mai riuscita a cucirsi il tricolore sul petto.
Over the top. Discorsi che per la Dinamo fanno quasi venire le vertigini: 5 anni fa, proprio in questi giorni, la formazione sassarese si immergeva nella finalissima dei playoff di Legadue, con il sogno di approdare nella massima serie per la prima volta nella sua storia. Da allora la crescita e stata costante, anche se non priva di scossoni (la travagliata estate del 2011, la rivoluzione tecnica di questo campionato con l’addio dei cugini Diener), sono arrivati trofei importanti e ora la squadra di Meo Sacchetti è pronta ad andare all’assalto del titolo.
L’orgoglio di Reggio. Non aveva preferenze, il coach della squadra biancoblù: chiusa la semifinale con un giorno di anticipo rispetto all’altra sfida, Sacchetti aveva un po’ scherzato sull’età sua e del coach veneziano Recalcati, invitando poi il tecnico reggiano Menetti in finale. Tre galantuomini della panchina, ma in una finale c’è posto soltanto per due. Venezia aveva concluso la regular season al secondo posto e forse aveva una condizione fisica migliore. Reggio Emilia, terza in campionato, ha invece vissuto i playoff come una vera corsa a ostacoli, tra infortuni importanti e problemi di ogni tipo. La stagione del grande ex, Drake Diener, è già finita a causa del suo terzo infortunio stagionale; Lavrinovic ha saltato gran parte della semifinale con Venezia ed è rientrato giusto in tempo per gara 7. Il baby talento Mussini ha lasciato una caviglia sul campo nelle battute finali di gara 4. Una situazione a dir poco drammatica, che con estremo coraggio e forza di volontà è stata trasformata in benzina per spingere questa bella fuoriserie un po’ scassata sino all’ultimo atto. Vietato fidarsi di Kaukenas e compagni, dunque, considerando anche che Reggio avrà dalla sua il fattore campo. E la Dinamo sa bene quanto sia difficile uscire indenne dal PalaBigi.
Un passo alla volta. Inutile fare tabelle, vietato fare calcoli: la Dinamo procederà gara dopo gara, sapendo che è assolutamente vietato perdere in casa ma anche che per andare a dama sarà obbligatorio vincere almeno una volta in trasferta. Prima di gara1, Logan e compagni avranno riposato 24 ore in più dei loro avversari e a questo punto della stagione, dopo due serie playoff decisamente combattute (Reggio ha giocato 12 gare, la Dinamo 11) non si tratta certo di una brutta notizia. La fantastica vittoria di gara 7 ad Assago, è servita anche a cancellare il nervosismo di cui l’ambiente sassarese si era improvvisamente caricato, sia per la paura di vedere svanire il sogno dopo essere stati avanti 3-1, sia per le voci legate alle notti brave di qualche giocatore. Si riparte da capo, dunque, con l’entusiasmo della piazza (ma anche dell’intera isola) che sta toccando vette mai raggiunte. Ragionerà nello stesso modo anche Reggio: «Adesso non dobbiamo fare altro che pensare a vincere la prima partita davanti al nostro pubblico – ha detto Rimantas Kaukenas –, tutto il resto deve rimanere dietro, ci penseremo in base a come si sviluppa la serie».
Un altro clima. Dopo i veleni e le nubi tossiche che hanno contraddistinto la semifinale Dinamo-Milano, la finale scudetto è già partita con il piede giusto a livello di fair play. I due coach, come detto, si stimano e le due tifoserie sono legate da anni da un forte rapporto di amicizia. Alle Final eight di Desio, per esempio, durante e dopo la semifinale, da una parte e dall’altra vennero lanciati cori di incitamento reciproco. E per la finalissima una parte del contingente reggiano si unì
ai sassaresi per ingrossare le file del tifo. Alla fine della giostra verrà ricordato solo il nome della squadra che in campo avrà vinto lo scudetto. Ma avere la possibilità di vivere questa incredibile avventura con serenità non è comunque una brutta prospettiva.
La Nuova Sardegna

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