Per la Trenkwalder l’arma in più è l’organizzazione

Ecco quale potrebbe essere una fonte di ispirazione per la Trenkwalder: la Reyer Venezia. La scorsa estate approdò alla serie A dopo una lunga battaglia legale ed il suo tecnico Andrea Mazzon è riuscito non soltanto a salvarla, ma addirittura al settimo posto e dunque nei play off.
Il segreto di un simile successo lo spiega il coach veneziano: «Certamente è stato importante avere una buona squadra, ma un altro fattore fondamentale è stata l'organizzazione societaria. Credetemi, io ho allenato anche in Eurolega e posso assicurarvi che Venezia è una società ben costruita che merita grande considerazione. Questo ci ha permesso di lavorare bene, in tranquillità. In più qui abbiamo un grande pubblico che ci ha sostenuto e dimostrato tanto affetto. Sentire che quel che si fa è apprezzato dalla gente ci ha dato una grande carica».
Con quale spirito avete affrontato questa stagione?
«I giocatori erano convinti di quello che facevano. Sapevano di poter stare in categoria e di meritarla. Volevano assolutamente dimostrarlo. Questa consapevolezza ci ha dato una bella spinta».
La differenza a livello tecnico tra Legadue e serie A?
«Quando si deve fare un balzo in avanti, sembra sempre un'impresa titanica. Poi una volta fatto, ci si accorge che poi non era così dura. Oltre alle qualità tecniche hanno avuto grande peso le qualità morali dei miei giocatori. Non si sono fatti intimorire nel salire di categoria e hanno capito una cosa importante:in questo campionato conta il gioco di squadra, più del singolo. Se avessi avuto dei solisti, non saremmo arrivati così in alto».
La Trenkwalder?
«Credo possiate dormire sonni tranquilli perché Reggio ha uno staff di persone capaci e ora c'è Frosini che conosco bene e so che è una garanzia. Sono certo che farà un buon lavoro nel creare la squadra per il prossimo anno».
In Legadue si dice che sia fondamentale la scelta degli americani, in A gli stranieri sono ancora di più: quanto contano allora gli italiani?
«In entrambi i campionati gli italiani sono importanti se capiscono che stanno sposando un progetto e che ne sono parte. Ho detto che è importante lo spirito di squadra, gli italiani devono sentirsi al livello degli altri. Qui si vede chi ha qualcosa in più come doti morali e può dare un aiuto importante».
A proposito di americani, Young continua a essere un giocatore di grande impatto?
«Sì, Alvin ha disputato una bella stagione e anche ai play off è stato fantastico. Passano gli anni ma lui ha dentro il sacro fuoco della passione per il basket che lo rende più forte delle semplici qualità tecniche. Lui ama giocare e sul campo dà tutto».
In serie A è meglio partire forte o pianificare l’uscita alla distanza?
«Bisogna giocare sempre al 500%. Il prossimo anno ci saranno due retrocessioni e credo che sarà un torneo abbastanza livellato, dove in tanti potrebbero rischiare. E' fondamentale non lasciarsi abbattere se arriva qualche sconfitta e allo stesso tempo restare con i piedi per terra se si fa una striscia vincente. Massima concentrazione sempre perché basta poco per cadere in basso».
Riccardo Bellelli - gazzettadireggio 1 Giugno 2012

Nessun commento: